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Tennis, l’Italia si riscopre Camila Giorgi-dipendente in campo femminile. Pochi segnali da Chiesa, Paolini e Trevisan

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Il giorno dopo la fine degli US Open, l’Italia del tennis femminile si scopre fragile. Ha perso Francesca Schiavone, ritiratasi per far propria la carriera di allenatrice, e ha Sara Errani in stand-by per via della vicenda-letrozolo che la terrà fuori dal campo fino a inizio 2019. In questo panorama, resta ancora un’unica giocatrice attiva nelle prime cento: Camila Giorgi, che però a New York si è fermata al secondo turno.

Eppure, in quella partita, la Giorgi avrebbe potuto far di più contro una Venus Williams che aveva nelle gambe sia la battaglia contro Svetlana Kuznetsova che la non indifferente età di 38 anni. Sono invece riemersi molti dei problemi che da una vita attanagliano la marchigiana, in particolare legati alla gestione tattica della partita, un cui prolungamento al terzo set non sarebbe stato certo ingiusto.

L’azzurra esce da questi US Open con la posizione numero 35 del ranking WTA in tasca: al momento ha una grossa chance di migliorare la sua miglior classifica, ferma da ormai tre anni al 30° posto colto alla fine di luglio del 2015. Può succedere perché da qui a fine anno la Giorgi non ha neanche un punto da difendere. La sua programmazione, stando alle entry list dei tornei degli ultimi due mesi dell’anno, prevede la partecipazione ai tornei di Wuhan (Premier 5), Pechino (Premier Mandatory), Linz (International) e Lussemburgo (International). Ad oggi, la 29a posizione dista 200 punti.

Se la Giorgi può permettersi di puntare in alto, dietro di lei c’è una voragine. Tolta per il momento la Errani, che è 79esima ma non può giocare, la successiva giocatrice italiana nel ranking è Martina Trevisan. Posizione: 173. La ventiquattrenne fiorentina sta vivendo una stagione in cui non è riuscita a migliorare il 144° posto dello scorso luglio e in cui si è fermata due volte alle soglie della disputa di un torneo dello Slam. Stessa situazione di stallo vivono Deborah Chiesa, scesa di una cinquantina di posizioni dal numero 143 dello scorso luglio, e Jasmine Paolini, che è uscita dalle prime 200 del mondo, lasciando la palma di numero 5 d’Italia alla miglior Martina Di Giuseppe di sempre: la romana, a 27 anni, s’è inventata una buonissima stagione a livello ITF che le ha consentito di scalare 120 posizioni in un anno, dopo averne guadagnate 300 nel 2016. Appena più indietro c’è Jessica Pieri, che però staziona da un paio d’anni vicino al numero 200 del mondo senza mai riuscire a superarlo.

Per l’Italia tennistica, insomma, il 2018 che sta per concludersi di soddisfazioni ne ha avute davvero poche e soprattutto legate a singoli match, come quello della Chiesa contro Lara Arruabarrena a febbraio in Fed Cup. Il ruolino di marcia delle azzurre nell’anno, non comprendendo i tornei WTA 125 (che sono più un raccordo stile challenger ATP), dice: Giorgi in semifinale a Sydney e Praga e nei quarti a Lugano e soprattutto Wimbledon, Errani nei quarti a Rabat, Paolini nei quarti a Praga. L’ultima vittoria e l’ultima finale in un torneo del circuito maggiore sono ancora appannaggio di Francesca Schiavone, che in due settimane di fila vinse Bogotà e perse dalla Pavlyuchenkova a Rabat. Da allora, ed è passato un anno e mezzo, nemmeno un ultimo atto: solo nel 1995 si era verificata una simile situazione. Allora, però, non era infrequente trovare in semifinale o nei quarti Silvia Farina, Rita Grande, Anna Maria Cecchini, Laura Golarsa, Flora Perfetti, Adriana Serra Zanetti. Se la Giorgi non riuscirà a tirar fuori un guizzo in uno dei suoi ultimi tornei, questa sarà la peggior stagione del tennis azzurro in gonnella da tempo immemorabile.





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federico.rossini@oasport.it

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Credits: jctabb / Shutterstock

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