Seguici su

Atletica

Atletica: Italia, non sei competitiva. Comparse agli Europei, si rischia un nuovo ‘zero’ a Tokyo 2020

Pubblicato

il

Dovevano essere gli Europei del risveglio e del rilancio, doveva essere la rassegna continentale che rappresentava il trampolino di lancio verso le Olimpiadi di Tokyo 2020, doveva essere la competizione in cui la nostra atletica leggera iniziava a risalire la china. Niente di tutto questo, semplicemente l’Italia non è competitiva a livello internazionale, purtroppo si conferma ancora una malata cronica nel nostro panorama sportivo ed esce sonoramente bocciata per l’ennesima volta: la spedizione di Berlino è risultata insufficiente, i risultati arrivati dalla capitale tedesca non possono essere ritenuti soddisfacenti, siamo stati lacunosi in diversi frangenti e settori, le luci sono purtroppo state poche e i lampi che avevamo visto nei mesi scorsi purtroppo non si sono confermati nell’occasione più importante dell’anno.

I numeri sono chiari: solo 6 medaglie ma considerando anche l’oro e l’argento delle squadre di maratona, le vecchie Coppe Europa che in questa circostanza sono state stranamente conteggiate anche per il medagliere. Possiamo dunque parlare tranquillamente di un bottino costituito soltanto da quattro bronzi, non vinciamo nemmeno un oro individuale (mettiamola così) come era successo soltanto a Stoccolma 1958. Sesto posto nella classifica a punti ma anche in questo caso grazie all’apporto delle squadre di maratona, altrimenti si sarebbe concluso al limitare della top 10 e con appena 17 piazzamenti da finale (cioè tra i migliori otto): oggettivamente troppo poco in una rassegna continentale dove il livello è lontano anni luce da quello mondiale.

Tutti si aspettavano Filippo Tortu ed Elena Vallortigara. Il brianzolo era attesissimo sui 100 metri dopo il roboante 9.99 di Madrid ma non è parso in grandi condizioni, ha concluso al quinto posto mancando una medaglia che era alla sua portata e anche in staffetta non è sembrato brillante (siamo poi comunque stati squalificati). La veneta era volata a 2.02 poche settimane fa, questa volta ha sentito troppo la pressione e non si è nemmeno qualificata alla finale del salto in alto. Erano le nostre due carte migliori e non sono riusciti a emergere.

Le staffette erano molto accreditate e invece ne è uscito ben poco: la 4×400 femminile ha avuto addirittura la chance per vincere l’oro ma Libania Grenot (Panterita decisamente fuori forma, doveva difendere anche i due titoli nell’individuale) ha totalmente fallito l’ultima frazione; la 4×100 maschile è stata squalificata in batteria; il miglio maschile non è dispiaciuto ma si puntava al record nazionale e non è arrivato; la 4×100 femminile ha raggiunto la finale e oggettivamente non poteva fare di più. Il podio di Yadisleidy Pedroso era dato praticamente per certo sui 400 metri ostacoli e invece è miseramente sfumato.

Abbiamo poi delle carenze croniche nel settore dei lanci (Daisy Osakue a parte, una delle poche note positive col suo quinto posto nel disco) e anche nei salti fatichiamo a brillare. Ne esce bene il fondo trascinato da un sontuoso Yeman Crippa (bronzo sui 10000 metri e quarto sulla mezza distanza) e da un sorprendente Yohanes Chiappinelli (terzo sui 3000 siepi), positiva la maratona sia per le classifiche a squadre che per il bronzo inatteso di Yassine Rachik anche se speravamo in un piazzamento migliore di Sara Dossena (sesta al traguardo, non c’è molto da rimproverarle). Eccezionale il 20.13 corso da Eseosa Desalu sui 200 metri, secondo miglior tempo di sempre per un italiano.

La risalita di Gianmarco Tamberi e Alessia Trost è ancora molto lunga anche se Gimbo ha sfiorato la medaglia, Antonella Palmisano ha conquistato il bronzo nella 20 km di marcia anche se da lei ci si aspettava ancora di più. Il tacco e punta ha ormai la certezza di Massimo Stano (quarto). Tirando le somme traspare chiaramente che il bilancio è al di sotto della sufficienza, le ombre sono troppe e non bastano le poche luci: l’uscita dalla crisi è ancora lunga, il rischio dello zero alle Olimpiadi di Tokyo è comunque concreto e replicare Rio 2016 sarebbe davvero deleterio per un movimento che sta facendo troppa fatica.

 





Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

1 Commento

1 Commento

  1. maurizio maria gianni

    13 Agosto 2018 at 09:57

    Nel commento di ieri non mi sono dilungato troppo ma è evidente che Vizzoni o Dal Soglio o anche altri tecnici nostrani non bastano .I lanciatori ci sono dobbiamo migliorare la tecnica e l’autostima.Per i salti stessa cosa con l’ aggravante che ne abbiamo rotto parecchi che purtroppo non torneranno a alti livelli. RAndazzo si sta perdendo per una tecnica troppo grezza come quella del nostro rappresentante in lungo( non mi ricordo il nome)che correva e non saltava. SAlvaguardiamo la Strati lasciandola ad allenarsi in Spagna.Alivello femminile sia i salti che i lanci hanno poco materiale umano di qualità dobbiamo assolutamente aiutare a migliorare Osakue .

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *