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Ciclismo

Vincenzo Nibali poteva vincere il Tour de France. Sogno e sacrifici spezzati da un deficiente

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Il giorno dopo l’amarezza è ancora più grande. Oggi Vincenzo Nibali non sarà alla partenza: per noi italiani, di fatto, il Tour de France è finito con nove giorni d’anticipo. Pensate a come deve sentirsi lo Squalo in questo momento. Un anno di allenamenti, sacrifici, lunghi periodi in altura lontano dalla famiglia con l’obiettivo di coronare un altro sogno giallo. Un sogno spezzato, demolito in un istante dalla tracolla di un deficiente che voleva scattare una fotografia a un millimetro dal fuoriclasse italiano. A poco servono le scuse giunte dal direttore generale della Grande Boucle, Christian Prudhomme: nulla potrà compensare il danno subito dal campionissimo italiano, che a 33 anni, probabilmente, ha visto sfumare l’ultima occasione per tentare l’assalto a quel trionfo che già aveva conquistato nel 2014.

Sì, Vincenzo Nibali avrebbe potuto vincere questo Tour de France. Dispiace girare il dito nella piaga ed accrescere i rimpianti. Tuttavia, quello visto ieri sull’Alpe d’Huez, era lo Squalo dei giorni belli. Prima uno scatto d’assaggio, poi una risposta decisa all’accelerazione di Chris Froome. Con una vertebra fratturata, negli ultimi 3 km ha recuperato 40 secondi agli uomini di testa. Il messinese volava…Non sapremo mai come sarebbe andata a finire senza la caduta, ma è pressoché certo che il capitano della Bahrein Merida si sarebbe giocato la vittoria. Inoltre, Nibali riesce sempre ad esprimere il meglio di sé nella terza settimana, dunque sui Pirenei avrebbe certamente regalato spettacolo, senza contare che, probabilmente, sia Froome sia Dumoulin potrebbero accusare le fatiche del Giro d’Italia.

Non doveva finire così. Nibali meritava di giocarsi fino in fondo la sua occasione, per provare ad eguagliare miti come Coppi, Bartali e Bottecchia, unici italiani ad agguantare per due volte il Tour de France. In tutta la sua carriera, lo Squalo non si era mai ritirato da un Grande Giro, salendo sul podio per ben dieci volte. Ora è tutto finito. Per colpa di un deficiente.

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Foto: Valerio Origo
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