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MotoGP, il punto debole di Marc Marquez. Aggressività gratuita che mette a rischio l’incolumità

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L’eco delle polemiche a seguito del GP di Argentina di MotoGP non si è ancora placata. Marc Marquez è stato il protagonista in negativo della gara, autore di due contatti che hanno fatto e faranno discutere ancora per molto. Prima Aleix Espargaro, poi Valentino Rossi. Stessa dinamica: lo spagnolo ha provato ad inserirsi dove lo spazio non c’era e a farne le spese sono stati i due rivali. Peggio, però, è andata al Dottore, che è stato costretto ad allargarsi fino a mettere le ruote sull’erba, finendo per cadere.

Una condotta di gara eccessivamente aggressiva, del tutto immotivata, resa ancor più grave dalla reiterazione. Dopo il contatto con Espargaro, Marquez era già stato “redarguito”, essendo stato costretto dalla direzione gara a cedere una posizione. Un rallentamento che comunque non gli ha impedito di rimontare fino alle posizioni a ridosso del podio. Fino a giocarsela con Andrea Dovizioso prima, e poi, soprattutto, con Rossi. Qui è avvenuto l’incidente in questione. La manovra è stata la stessa ma, come detto, l’esito ancora più grave. Proprio perché si è trattato di Valentino. Inevitabile, infatti, anche a distanza di tempo, ignorare il passato tra i due, che sembrava messo da parte, sepolto, e che invece è riemerso d’improvviso.

Ieri Marquez è stato penalizzato dalla sua aggressività, da una foga fuori dal comune, paradossalmente proprio quella caratteristica che l’ha sempre contraddistinto e che lo ha portato a vincere sei Mondiali. Il pilota della Honda, infatti, già in passato si era reso protagonista di rimonte spettacolari (anche ai tempi della Moto2) ed è uno che spesso gioca con il limite. Ci ricordiamo tutti delle sue tante cadute, frutto di un atteggiamento che lo porta a spingere sempre a tutta, anche quando non richiesto. Una condotta che gli ha portato risultati amari come quelli di Le Mans, dove è caduto due volte negli ultimi due anni, oppure quello del 2016 a Philip Island, quando si stese mentre stava dominando la gara. Anche nel 2017, proprio in Argentina, è successo lo stesso: Marquez era davanti, stava spingendo ed è finito per terra.

Il problema nasce nel momento in cui questa condotta finisce per influenzare anche la gara di altri piloti. Perché un conto è spingere quando si è da soli e finire per terra, un altro è buttarsi lì dove lo spazio effettivamente non c’è per cercare di superare il pilota che precede. In questo caso il limite si riduce ed è molto facile superarlo. È proprio quello che è successo ieri. Prima Espargaro, evidentemente penalizzato dalla manovra di Marquez, poi Rossi, addirittura caduto, hanno pagato la condotta di gara di Marquez e la sua costante ricerca del limite. Un confine decisamente superato a Termas de Río Hondo.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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