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Editoriali

Marc Marquez e l’ossessione di essere Valentino Rossi. Quando vincere conta meno di certi valori

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A 25 anni Marc Marquez ha già vinto ben 6 Mondiali, di cui 4 in MotoGP. Se il record di Giacomo Agostini (15) resta forse inarrivabile per chiunque (ma in quell’epoca si poteva gareggiare anche in più cilindrate nello stesso anno), il catalano si trova invece appena a -3 da Valentino Rossi. Il Dottore brindò al suo nono titolo iridato a 30 anni, Marquez, continuando così, potrebbe riuscirci già a 27, avversari permettendo. Siamo dunque di fronte ad uno dei più grandi piloti di tutti i tempi, indiscutibilmente. Dotato di una velocità di base mostruosa, lo spagnolo negli anni ha lavorato per migliorare i (pochi) punti deboli, imparando a gestire meglio le gare e diventando letale anche in condizioni di asfalto bagnato.

Eppure una macchia offusca questo talento smisurato: la sensazione di onnipotenza lo porta sovente a superare i limiti di correttezza e lealtà. Tutto era cominciato nel 2015, quando, ormai fuori dai giochi, Marquez decise di diventare arbitro del Mondiale. Ci riuscì prima provocando in tutti i modi Valentino Rossi (il quale, sbagliando, reagì in malo modo con il fattaccio di Sepang), poi ‘scortando’ Jorge Lorenzo verso la vittoria nel GP conclusivo di Valencia. Il tutto per mero egoismo: Marquez non voleva che il n.46 agguantasse il decimo titolo, rendendo dunque più agevole la sua rincorsa ai record del ‘Dottore’. In sostanza: il centauro iberico, cresciuto nel mito di Valentino, è tormentato ora dall’ossessione di diventare il nuovo Rossi, l’unico ed indiscusso Dio del motociclismo. Per questo desidera al più presto raggiungerlo e scavalcarlo come numero di Mondiali in bacheca.

Marquez, tuttavia, dimentica l’importanza dell’immagine nello sport. Che messaggio ha mandato ieri? Il mondo ha assistito ad un fuoriclasse che ha infranto a più riprese le regole, fingendosi addirittura sorpreso per le penalità inflitte (“Non ho capito perché mi hanno dato il ride through“). Il limite è stato superato da tempo. La MotoGP è diventata ormai un saloon dove i sorpassi avvengono a colpi di carene. La situazione è destinata a peggiorare, perché il comportamento di Marquez, inevitabilmente, porterà gli avversari ad adeguarsi. Deve proprio accadere una tragedia per portare la Dorna a prendere seri provvedimenti ed uscire finalmente dalla melma dell’immobilismo attuale? Marquez potrà vincere anche i prossimi dieci Mondiali, ma a cosa sarà servito se non potrà passeggiare a testa alta tra colleghi e tifosi? I successi contano, forse non tanto quanto certi valori che lo spagnolo sembra aver smarrito.

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federico.militello@oasport.it

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