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Sci di fondo, Federico Pellegrino: “I risultati di PyeongChang rispecchiano quelli della stagione: abbiamo fatto molta fatica”

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Dopo le Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018 la Coppa del Mondo di sci di fondo riparte e fa tappa a Lahti. Una pista che evoca dolci ricordi a Federico Pellegrino che un anno fa, sulle nevi finlandesi, si laureò campione del mondo nella gara sprint a tecnica libera. “Farà un certo effetto. Ma sarà diverso rispetto al 2017: ritroverò il russo Ustiugov e gli altri avversari che hanno saltato l’Olimpiade e preparato al meglio gli ultimi appuntamenti. Ci sarà da divertirsi“, ha esordito il fondista azzurro in un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, di cui riportiamo un estratto.

La sprint TL, però, non era in programma a PyeongChang, dove la gara si è disputata a tecnica classica. Federico è riuscito comunque a mettersi al collo la medaglia di argento, unico alloro conquistato dal fondo italiano ai Giochi. “Sapevamo di essere da medaglia in una-due gare. I risultati rispecchiano quelli della stagione, non abbiamo fatto nulla di diverso: a parte la mia sprint abbiamo fatto molta fatica“. Quali le cause?Aspetto la fine della stagione per trarre le somme del quadriennio. Ma è mancata la continuità: abbiamo fatto belle cose a sprazzi, più nelle sprint che nelle gare di resistenza. Si potrebbe impostare il prossimo quadriennio per andare in Coppa del Mondo e non accontentarsi delle prime 30 posizioni: stare tra i primi 15 è alla nostra portata“.

Difficoltà che coinvolgono non solo gli altri uomini, come Francesco De Fabiani, Maicol Rastelli e Giandomenico Salvadori, ma anche le donne. “Io ho altre qualità ma siamo tutti sulla stessa barca. Ho allenato la velocità da quando avevo 15 anni, anche saltando, correndo. Sulle gare di resistenza, però, ho patito anch’io, come si è visto in staffetta. Per le ragazze è diverso. Andrebbero lasciate tranquille per maturare. La Follis a Torino 2006 aveva già 29 anni, quindi ad una giovane come la Comarella non dobbiamo mettere pressione“. Problemi del fondo che, secondo Pellegrino, nascono da lontano. “Noi siamo rimasti orfani di una generazione. C’è chi anni fa si doveva impegnare perché anche noi avessimo i Sundby, Manificat, Hellner, gente più grande che tira squadre di giovani non da poco. Noi ci stiamo ricostruendo da soli. Abbiamo fatto punto e a capo“.

 





 

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