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Speed skating e sci di fondo: quando la forma arriva al momento sbagliato (o non arriva mai…)
19 novembre 2017: Nicola Tumolero sesto nei 10000 metri in Coppa del Mondo a Stavanger, dove Davide Ghiotto domina la Division B con un crono che sarebbe valso il terzo posto nella Division A.
1° dicembre 2017: Andrea Giovannini quarto nei 5000 metri in Coppa del Mondo a Calgary in 6’11″07, Nicola Tumolero sesto in 6’11″91, vicinissimi al podio.
10 dicembre 2017: tre azzurri nella top10 nei 5000 metri in Coppa del Mondo a Salt Lake City (4° Tumolero, 6° Giovannini, 9° Ghiotto).
I risultati elencati sono eloquenti: gli italiani dello speed skating godevano di uno stato di forma eccellente nel corso delle varie tappe di Coppa del Mondo disputate tra novembre e dicembre. A partire dal mese di gennaio, con gli Europei di Kolomna, qualcosa si è rotto per Giovannini e Ghiotto. Il primo chiuse la rassegna continentale in 15ma piazza nei 5000 metri con un altissimo 6’40″65, il secondo in sesta con un crono comunque modesto di 6’29″08. Quella gara fu vinta da Nicola Tumolero, unico dei nostri portacolori a mantenere uno stato di forma più che buono anche da gennaio in avanti, con tanto di secondo in Coppa del Mondo ad Erfurt il 20 del mese scorso.
Certo, è evidente come sui tempi dello speed skating influiscano altitudine e tipologia del ghiaccio. E’ altrettanto palese, tuttavia, come nessuno dei tre azzurri citati sia arrivato al top alle Olimpiadi. La forma sembra davvero lontanissima per Ghiotto e Giovannini, letteralmente saltati nella seconda parte di gara e rispettivamente 19° e 20° nei 5000 metri, distanti anni luce dai propri standard di rendimento. Lo stesso Tumolero, pur autore di una buona gara, si è classificato ottavo, dando la sensazione di non vivere più quella magica brillantezza di inizio gennaio.
Con queste premesse, sembra complicato fare voli pindarici per i 10000 metri ed il team-pursuit, mentre diverso è il discorso per la mass start, gara completamente differente dove vi sono anche diversi momenti in cui rifiatare. Qualcosa in sede di preparazione è stato sbagliato: gli azzurri hanno espresso il loro massimo potenziale a troppe settimane di distanza dalle Olimpiadi.
Se nello speed skating la forma è arrivata al momento sbagliato, nello sci di fondo sembra non arrivare mai, un po’ come il Godot di Samuel di Samuel Beckett. Ieri Francesco De Fabiani aveva dichiarato alla Fisi: “Abbiamo fatto un richiamo di preparazione per arrivare al top in vista della staffetta della prossima settimana“. Sarà, ma il risultato dello skiathlon non ammette molte repliche: De Fabiani ha chiuso 20° a 1’34, Giandomenico Salvadori e Dietmar Noeckler, rispettivamente 26° e 37°, hanno fatto i conti con i crampi, mentre Sergio Rigoni, mai nella sua vita tra i primi 25 in una gara di Coppa del Mondo, ha terminato 48°. Difficile, con queste premesse, immaginare una staffetta competitiva anche solo per le prime sette posizioni. In attesa che Federico Pellegrino, da solo o quasi, tenti di tenere alto l’onore di una disciplina troppo distante dai fasti di un passato recente non così lontano.
federico.militello@oasport.it
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