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Atletica, Mondiali 2017 – L’analisi di Locatelli e Giomi sulla disfatta dell’Italia: “Evitato lo zero tituli. Per il futuro…”

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L’Italia esce con le ossa rotte dai Mondiali 2017 di atletica leggera e puntuali sono arrivate le analisi del DT Elio Locatelli e di Alfio Giomi, Presidente della Fidal, riportate dal sito federale.

 

ELIO LOCATELLI: Almeno abbiamo evitato lo zero tituli. Non posso dire di essere soddisfatto, perché, oltre a una medaglia, puntavamo ad almeno quattro o cinque finalisti. Oggi nell’atletica leggera è sempre più difficile portare avanti con efficacia l’attività agonistica d’alto livello. Qui a Londra si poteva, anzi si doveva, fare meglio. Ci sono stati alcuni noni e tredicesimi posti di troppo, ma questo non incide nel bilancio globale di una manifestazione che non è andata bene.

Abbiamo bisogno di un maggior controllo sugli atleti d’elite. Per questo servono allenatori a tempo pieno, e quindi risorse dedicate. Vanno ricreati gruppi di lavoro soprattutto in quelle specialità in cui è poco produttivo lavorare da soli, ovvero corse e marcia. E va rinforzata l’assistenza per il recupero, cioè quella fisioterapica e medica durante tutto l’anno




Per prima cosa mi riunirò con i miei collaboratori e faremo un programma dettagliato settore per settore; in seconda battuta incontreremo gli atleti con i loro allenatori. Deve essere chiaro che non si allena per telefono, e che a questi livelli l’obiettivo non deve essere il campionato Italiano ma le grandi rassegne. Tirrenia e Formia saranno naturalmente sfruttate al massimo. Sarà importante anche lavorare sulle staffette con gruppo di velocisti focalizzati esclusivamente su questo. Siamo in grado di entrare in finale nella 4×100, e anche in chiave staffetta del miglio abbiamo buoni quattrocentisti, come non succedeva da un po’. Detto della 4×400 femminile, possiamo essere competitivi in tutte e quattro le staffette.

Oltre alle occasioni perse come quella della 4×400, abbiamo sentito la mancanza del capitano Fabrizio Donato, che con la sua misura d’esordio stagionale qui sarebbe salito sul podio, ma anche di talenti quali Lamont Jacobs e Paolo Dal Molin, Filippo Randazzo e anche lo stesso Andrew Howe. Portare tutti coloro che sono entrati nel target number non è stato produttivo. Ho visto in azione atleti già stanchi dopo mesi di rincorsa al minimo. Non è logico pensare che un atleta che non è riuscito ad ottenere lo standard d’iscrizione poi vada a un Mondiale e si migliori, o passi un turno”.

 

ALFIO GIOMI: “Sono necessari controlli più serrati su tecnici e atleti d’alto livello: ovvero dobbiamo fidarci meno, concedetemi il termine, ed entrare di più nel merito della preparazione. È evidente che alcune prestazioni non sono state all’altezza di quanto ci aspettavamo. È difficile dare un giudizio unico per tutti, ci sono stati picchi verso l’alto e verso il basso in particolare nell’atteggiamento agonistico e nell’approccio alla gara. C’è chi si è accontentato di essere qui, e questo non è accettabile. Al contrario, un plauso particolare va agli atleti di endurance e ai marciatori; la marcia negli ultimi anni ha vissuto momenti di difficoltà ma oggi ha dimostrato di essere viva e di voler essere protagonista, con 5 azzurri nei primi 16”.

 

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