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Karate, i giovani italiani da monitorare nel 2017. Silvia Semeraro guida la nouvelle vague azzurra

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La marcia verso Tokyo 2020 è appena iniziata e il karate si appresta a vivere il quadriennio più importante della sua storia in seguito all’inserimento della disciplina nel programma olimpico. A Tokyo le gare coinvolgeranno soltanto otto categorie di peso, quattro al maschile e quattro al femminile, con dieci atleti per ciascuna categoria, ma tanto basta per accendere i riflettori su una specialità che potrà finalmente godere delle luci della ribalta.

L’Italia può vantare un organico profondo e una competitività conclamata in ogni categoria di peso, ma le sue punte, Luigi Busà e Sara Cardin, nel 2020 avranno 33 anni e non è escluso che l’età possa costituire un deterrente in ottica qualificazione olimpica, sebbene la tecnica sopraffina e l’indiscusso talento dei due portacolori azzurri rappresentino componenti valide per sopperire ad un’età non più acerba. Alle loro spalle, tuttavia, cresce la pattuglia delle giovani leve, che nel 2016 si sono già messe in mostra non soltanto negli Open e nella Premier League, ma anche e soprattutto agli Europei di Montpellier e ai Mondiali di Linz.

Il talento più cristallino della nouvelle vague azzurra è probabilmente Silvia Semeraro, che a 20 anni ha sfiorato il bronzo a Linz nei 68 kg, perdendo la finalina per hantei contro la montenegrina Rakovic. La sua tattica di gara accorta le ha consentito di collezionare successi tra gli junior e i cadetti, ma forse le occorre un pizzico di spregiudicatezza in più per compiere il definitivo salto di qualità ed entrare nel gotha della disciplina. L’età, in tal senso, è tutta dalla sua parte e il 2017 potrebbe costituire l’anno della consacrazione per la 20enne tarantina, i cui margini di crescita sono tuttora inesplorati. In ottica Tokyo, tuttavia, dovrà forzatamente adeguarsi ad una categoria di peso differente se vorrà tentare l’assalto alla qualificazione olimpica, un problema per una delle speranze più fulgide del futuro del karate azzurro.

Altrettanto promettente ma totalmente diversa rispetto alla sua coetanea, Viola Lallo ha la fortuna di potersi giocare il pass per Tokyo nella sua categoria (61 kg), inclusa ai Giochi Olimpici del 2020. La sfrontata 20enne ha dato lezione di karate a numerose avversarie persino sul prestigioso palcoscenico dei Mondiali, ma l’eccesso di foga le ha giocato un brutto tiro contro la cinese Li. Le premesse, in ogni caso, sono eccellenti e in prospettiva l’Italia si attende da lei tante soddisfazioni in ambito internazionale.

Se il kata femminile ha trovato in Viviana Bottaro un’interprete esperta e collaudata, al maschile spicca la figura di Mattia Busato, bronzo agli Europei di Montpellier e vincitore Us Open di Las Vegas. Ai Mondiali gli è mancato l’acuto, ma a 24 anni Busato può già essere incluso tra i migliori al mondo nel kata e sarà outsider di lusso in ogni torneo prestigioso a cui prenderà parte nel 2017.

Anche l’argento europeo in carica Gianluca De Vivo a 24 anni è una certezza nei 67 kg, ma la sua emotività talvolta gli ha giocato brutti scherzi, come è accaduto in occasione dei mondiali di Linz. De Vivo dovrà lavorare molto sull’aspetto mentale, ma quando è in giornata nessun risultato gli è precluso. Saranno da monitorare, infine, il campione mondiale cadetti Andrea Arioli e le promettenti Alessandra Mangiacapra e Alessia Pappapico. Il futuro del karate italiano, dunque, appare decisamente in buone mani, ma la crescita dei giovani talenti azzurri dovrà procedere gradualmente, senza carichi eccessivi di responsabilità che rischierebbero di compromettere i progressi evidenziati nelle ultime rassegne giovanili.

mauro.deriso@oasport.it

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