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Ciclismo

OSCAR 2016 – L’Uomo Italiano dell’Anno è… La top 15: le bracciate di Greg, le proiezioni di Fabio, la doppietta di Nicco e…

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viviani elia-ciclismo su pista-foto Fabio Pizzuto

 

ELIA VIVIANI

 

Il sapore della vittoria, pregustata metro dopo metro, assaggiata per due giorni, inseguita per un quadriennio, assaporata dolcemente dopo che per un istante tutto sembrava sfumato e volato via per sempre, a terra insieme alla sua bicicletta. Un uomo e il suo mezzo, in solitudine, una testa e due pedali sono un motore oliato alla perfezione che non è mai andato fuori giri, preciso come un robot della Silicon Valley venuto dal Veneto.

Elia Viviani ha firmato una delle più belle imprese dell’anno per lo sport italiano, un cioccolatino che ha riscritto le pagine del nostro ciclismo su pista, smarritosi nell’ultimo decennio e svegliatosi grazie all’ardore di un 27enne quadrato, meticoloso, bravo a dividersi con la sua attività su strada e a credere fino in fondo nell’immortalità olimpica dopo la delusione di Londra 2012.

Omnium, di tutto e di più. Emozioni contrastanti, paure, timori, certezze svanite, riconfermate in un susseguirsi di sei gare che premia la completezza del Velodromo. Gaviria, Cavendish, Hansen, Boudat: nomi grossi da affrontare, messi in fila uno a uno dall’azzurro che riporta l’Italia sul podio olimpico della pista dopo un digiuno infinito.

La corsa a punti finale, con la caduta e i vari sprint vinti, ha scaldato un’intera Nazione in prima serata e lo ha spinto verso l’apoteosi finale. Gli ultimi dieci giri, con l’oro già al collo, sono stati l’emblema della commozione pura.

 

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