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Tuffi: viaggio nell’universo di Tania Cagnotto. Campionessa a 30 anni grazie a una gestione esemplare

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I primi complimenti, i più grandi e doverosi, vanno a lei. Tania Cagnotto, da quindici anni l’essenza dei tuffi italiani, capace di riscaldare i cuori di migliaia di appassionati con le sue acrobazie dal trampolino perfette come la sua personalità. Mai oltre le righe, sempre disponibile con tutti. Interessi semplici, mondanità “quanto basta” e tanta, tanta professionalità. A 30 anni non è da tutti vincere tre ori europei in tre giorni. Ma il merito è in parte anche di chi la guida in maniera esemplare. Scopriamo il suo universo.

In primis c’è papà Giorgio, allenatore da sempre dopo una carriera leggendaria da atleta. La segue a Bolzano con attenzione e passione, sapendo seperare i due ruoli quando necessario e diventare una grande, stupenda figura ibrida nei momenti difficili, vedi l’abbraccio dopo il quarto posto di Londra. Una vita in piscina ma ancora capace di emozionarsi, soffrire e gioire a ogni gara. Proprio come a Rostock, quando Tania arriva un po’ troppo lunga sul presalto del doppio e mezzo rovesciato che può valere l’oro da 3 metri e si materializzano a ritmo di batticuore gli spettri di Berlino 2014. Ma il tuffo entra da 9, parziale di 81 punti e la tripletta è servita. E allora via alla festa.

Poi c’è Oscar Bertone. Assente in Germania causa lutto familiare e imminente partenza per i Giochi Europei di Baku con la nazionale giovanile, affianca il ct da dopo Londra 2012 con il compito di spezzare la routine e fornire gli stimoli necessari in vista di Rio. Obiettivo raggiunto dati alla mano: 11 medaglie (di cui sette d’oro) sulle 12 a disposizione tra Europei e Mondiali nel post Olimpiade. Situazione scomoda, per chi ha anche un figlio appena nato, quella del dividersi tra Roma e Bolzano con sempre un occhio rivolto al ruolo di responsabile dei tuffatori di domani. Oscar ha seguito Tania nelle tappe stagionali delle World Series, momenti difficili tra solitudine (era l’unica azzurra a Pechino e Dubai), infortuni ed errori. Qualcuno mugugnava, parlava di campanelli d’allarme, ma la bolzanina non è più un robot. Si è gestita ed è stata gestita al meglio e ora ecco che maturano, dolcissimi, i frutti.

Uscendo dal lato tecnico c’è Daniela Cavelli, psicologa che da anni affianca Francesca Dallapè. Da questo inverno spesso fa tappa a Bolzano, per sedute sia di gruppo che individuali. Si rafforzano i rapporti (più volte le due tuffatrici hanno detto che la forza del loro sincro è l’amicizia) e si migliora sotto il punto di vista della tenuta mentale in gara. Proprio Tania Cagnotto, nella sua autobiografia “Che tuffo, la vita!“, scrive: “Io dico sempre che i tuffi sono per il novanta per cento una questione di testa. Puoi arrivare a un appuntamento importante al massimo della forma, ma se poi hai la capoccia da un’altra parte è finita“.

Negli ultimi tempi i tuffi sono diventati sempre di più uno sport atletico. Soprattutto al maschile, dove l’eleganza spesso è sacrificata sull’altare dei quadrupli salti mortali e mezzo, ma anche al femminile. Jennifer Abel, canadese classe 1991 che porta in programma il doppio e mezzo con due avvitamenti da coefficiente 3.4, è l’esempio più lampante. Potenza da uomo per fare la differenza contro le cinesi. Tania ha provato, in inverno, a testare il triplo e mezzo avvitamento rovesciato da 3.5. Ma il gioco non vale la candela, anche perché l’età si fa giustamente sentire. Rimane però il lavoro con lo storico preparatore atletico Sergio Bonvecchio, che cura l’attività fisica anche con i pesi. La palestra, in questo sport, ha da qualche anno un ruolo centralissimo.

La parte acrobatica, quella che garantisce al talento cristallino di Tania Cagnotto di esprimersi sempre sui più alti livelli, è affidata all’ex ginnasta Fabrizio Mezzetti. Si tratta di un valore aggiunto, questo, che permette di studiare esercizi specifici in funzione del gesto atletico dei tuffi. Anche il tedesco Patrick Hausding, di stanza a Berlino, sfrutta il ballo per questo scopo. E non a caso è stato premiato come miglior atleta europeo del 2014 insieme alla bolzanina ai recenti Europei di Rostock.

Cagnotto Hausding - tuffi - foto da deepbluemedia da comunicato len

Tania Cagnotto e Patrick Hausding premiati come migliori atleti Len 2014 agli Europei di Rostock 2015 (Giorgio Perottino/DeepBlueMedia)

Infine, la macchina perfetta che muove la tuffatrice italiana più forte di sempre è completata dalla nutrizionista Giulia Ferrara e dallo studio di fisioterapia Europa Center. La prima monitora l’alimentazione durante i collegiali, consigliando la strada giusta da seguire per la massima professionalità possibile anche a tavola, il secondo garantisce le “sedute di revisione” – come ama definirle lei – fondamentali per recuperare dagli sforzi che a 30 anni richiedono tempi diversi. Ma a 30 anni, se si hanno grinta, forza di volontà, talento e serenità, tutto è possibile. Tania Cagnotto ne è l’esempio, ancora una volta.

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: Giorgio Perottino DeepBlueMedia/da comunicato ufficiale Len

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