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Calcio

Antonio Conte, l’azzurro o il riposo?

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Non ha brillato per lungimiranza e tempismo, Antonio Conte. O forse sì? Mi spiego meglio: i fatti delle ultime trentasei ore sono noti a tutti, come un fulmine a ciel sereno in un tranquillo martedì sera il tecnico bianconero della rinascita e dei tre scudetti consecutivi, della grinta e dello spirito vincente, si è dimesso dal suo amato club. Lasciando i tifosi in un mare di punti di domanda (c’è Massimiliano Allegri, ma come reagirà lo spogliatoio?) ed una dirigenza che pare averlo obbligato ad un mercato oculato. Che nel gergo calcistico moderno – soprattutto italiota – significa povero, per chi non l’avesse ancora capito.

Ma verso quale futuro va incontro il tecnico pugliese? Difficile pensare che sia successo tutto martedì, improvvisamente, con l’ennesimo summit con la dirigenza ricco di frizioni e terminato con la fatidica frase: “Io me ne vado“. No, non di certo. Anche perché i malumori di Conte riguardo il mercato si erano già palesati da tempo, come lo sfogo per l’addio di Matri (imbarazzante poi tra Milan e Fiorentina) e le minacce di addio di inizio giugno. Risolte poi da un contratto confermato e non prolungato, sintomo di un rapporto destinato ad interrompersi. Come è avvenuto di conseguenza, ma con netto anticipo sulla tabella di marcia. Comunque, problemi bianconeri, anche se dopo tre anni a tutta sarebbe stato molto complicato confermarsi con una rosa praticamente identica e con il rischio della pancia piena.

Ma torniamo al futuro dell’allenatore dimissionario. Si parla tanto di azzurro, prima promesso ad Allegri, poi al Prandelli fresco di rinnovo pre-Mondiale, poi ancora ad Allegri dopo il flop firmato Uruguay e ora al motivatore dalla parlantina nasale. La via potrebbe essere quella, anche perché – e qui si torna alla lungimiranza ed al tempismo (scarsi) – difficile trovare la panchina di una big europa (il vero sogno di Conte) a metà luglio. Le strade sono perciò due: o il rilancio della Nazionale, perché Conte è uomo calcistico saggio che sa tirare fuori dai suoi giocatori sempre il 101%, o un anno sabbatico. O magari mezzo, prima di accordarsi a gennaio/febbraio con qualche compagine per il 2015/2016.

Il post Prandelli si conoscerà a metà agosto dopo la nomina del nuovo presidente della Figc: Conte attende, ma a quarantaquattro anni vorrà cambiare tipo di mestiere e trasformarsi in commissario tecnico? Questo non si può sapere. Però tutti gli indizi portano lì, anche perché il fallimento brasiliano dell’Italia ricorda molto gli anni dei settimi posti bianconeri targati Ferrara, Zaccheroni e Del Neri. E allora si torna alla lungimiranza (brillante): scelta già pattuita da tempo per intraprendere una nuova sfida, possibilmente vincente?

 

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