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Rugby

Italia-Inghilterra, le pagelle di un horror: Leonardo Sarto il migliore

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Un anno fa l’Olimpico dava l’arrivederci alla Banda Brunel festeggiando la grande vittoria sull’Irlanda, questa volta gli oltre 70.000 accorsi ad incitare l’Italrugby sono costretti ad assistere ad un vero e proprio calvario della Nazionale, abbattuta dall’Inghilterra 11-52. Le pagelle di una disfatta.

Luke McLean, 5,5: uno dei pochi a farsi vedere costantemente in proiezione offensiva, ma senza troppi metri in avanzamento. Continua ad offrire garanzie come estremo titolare e si conferma come uno dei migliori del torneo per l’Italia, sebbene oggi non abbia inciso in difesa.

Angelo Esposito, 6: un’onesta partita quella dell’ala di origini campane, meno appariscente del suo collega Sarto ma non meno utile alla causa azzurra. Care e Farrell spostano spesso il gioco sul suo lato di campo ma il trevigiano non si fa cogliere troppo di sorpresa, dimostrando buona verve e spirito di volontà.

Michele Campagnaro, 5: manca dei placcaggi fondamentali, di cui uno sulla prima meta di Brown, ma in generale disputa la sua peggior prestazione difensiva del torneo. Ci mette tanta grinta in attacco con delle buone corse e fa intravedere le sue qualità, da cui Jacques Brunel dovrà inevitabilmente ripartire. Oggi magari poco positivo, ma il futuro è tutto di Michele.

Gonzalo Garcia, 4,5: se Campagnaro buca qualche intervento di troppo, il rosso centro delle Zebre fa anche peggio, tant’è che i trequarti inglesi cercano spesso il suo canale e vi si infilavano con estrema facilità. Almeno due mete nascono proprio da break creati dalle sue parti. In attacco, oltretutto, è nullo. E’ il tramonto sulla sua carriera azzurra?

Leonardo Sarto, 6,5: il migliore della Banda Brunel, in costante crescita durante tutto il torneo. Seconda meta consecutiva e, complessivamente, un’altra prestazione di sostanza e di qualità anche in difesa, dove sventa almeno due sicure marcature. E’ il pericolo n°1 per gli inglesi ma, soprattutto, una concreta speranza per l’avvenire.

Luciano Orquera, 4,5: dopo le buone impressioni destate a Dublino, emergono soprattutto tutti i limiti in fase difensiva dell’apertura delle Zebre. Farrell non gli lascia scampo e lo punta a ripetizione, costringendolo ad una magra figura ad ogni sortita offensiva inglese. Non si redime nemmeno cercando di dare brio alla manovra offensiva azzurra.

Tito Tebaldi, 5,5: a tratti in confusione, ma meno di altri. Mette in mostra la buona velocità nel far uscire l’ovale dalle ruck, malgrado in alcuni frangenti un’eccessiva tendenza a strafare lo porti a compiere scelte poco ortodosse. Senz’altro uno dei più coraggiosi e orgogliosi.

Sergio Parisse, 5: si prende tante responsabilità, come di consueto. Primo ricevitore uscendo dai punti d’incontro, saltatore in touche, talvolta anche mediano d’apertura, ma la brillantezza abbandona anche lui dopo alcuni sprazzi, non permettendogli mai di cambiare ritmo alle sue azioni. Alla fine risulta anonimo ed impalpabile.

Robert Barbieri, 5: tanti placcaggi ma quasi nessuno in avanzamento, oltre alla poca sostanza mostrata nel breakdown. Soffre il gioco inglese e non è mai abbastanza veloce negli spostamenti. Da ball carrier non si vede quasi mai. E’ lo specchio di una terza linea estremamente deludente quest’oggi.

Joshua Furno, 5: la fatica si fa sentire anche nelle gambe di un lavoratore come il giocatore del Biarritz. Il suo work rate è decisamente più basso rispetto alle precedenti uscite e la tanto apprezzata mobilità si trasforma in lentezza, soprattutto negli interventi uscendo dalla mischia

Marco Bortolami, 5: uno dei più fallosi nel XV azzurro, come dimostra anche l’evitabile (per usare un eufemismo) cartellino giallo preso per un evidente fuorigioco. Nel gioco aperto non dà il contributo sperato, mostrandosi spesso macchinoso e piuttosto lento nel riposizionarsi. Non è esente da colpe nella meta di Farrell.

Quintin Geldenhuys, 6: non un fulmine atleticamente parlando, ma un giocatore dall’importante impatto fisico e fondamentale anche per astuzia e per il lavoro di disturbo nelle fasi offensive avversarie. Uno dei pochi a calarsi nel match con il giusto atteggiamento, nonché uno dei più costanti nel corso del torneo.

Lorenzo Cittadini, 6,5: fa vedere i sorci verdi a Mako Vunipola in mischia chiusa, dove si prende le sue rivincite dopo la negativa prestazione di Dublino. Poco influente nel gioco aperto, non il suo habitat naturale. ma comunque presente.

Leonardo Ghiraldini, 5,5: anonimo come molti altri, ma non commette errori gravi nel complesso. Contribuisce alla superiorità in mischia nel primo tempo, ma nel gioco aperto ci si attenderebbe di più da uno come lui.

Matias Aguero, 6: Wilson è costretto a indietreggiare costantemente ad ogni ingaggio, a testimonianza dell’ottima tecnica del pilone delle Zebre. Meno bene nel gioco aperto, ma quanto fatto nel primo tempo basta per meritarsi la sufficienza.

Michele Rizzo, 5: la sua partita dura 21′, ma tanto basta per soffrire in mischia il ritorno del pack inglese.

Alberto De Marchi, 5: destinato a soffrire a destra, non la sua posizione naturale. Con il ritorno di Cittadini in campo, però, il leit-motiv non cambia. Quasi trascinato nella mediocrità generale.

George Biagi, 6: non poteva scegliere partita peggiore per fare il suo esordio in Nazionale. Venti minuti in cui si fa notare per qualche touche portata a terra e poco altro. Senza infamia e senza lode.

Paul Derbyshire, sv: la sfortuna continua ad accanirsi sul flanker del Benetton Treviso, costretto ad uscire per infortunio dopo appena 6′ dal suo ingresso.

Edoardo Gori, 5,5: 15′ di gioco ma sufficienti per comprendere come possa diventare interessante la sfida fra lui e Tebaldi per la maglia n°9.

Tommaso Allan, 5,5: buono l’impatto sulla partita, ma in difesa concede qualcosa di più rispetto agli standard dimostrati in precedenza. Difficile mettersi in evidenza in fase offensiva.

Andrea Masi, sv.

All. Jacques Brunel, 5: il ct francese è apparso inevitabilmente deluso ed amareggiato dopo una partita che ha visto affondare ulteriormente la sua creatura. Risulta difficile, però, accanirsi completamente contro il baffuto allenatore transalpino, sul banco degli imputati per alcune scelte a tratti discutibili (come cambiare i piloni di una mischia avanzante al 46’…) ma senza dubbio il meno colpevole del lotto. D’altronde, se il Benetton Treviso e le Zebre occupano gli ultimi due posti nel Pro12 la responsabilità non può essere sua…

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: Fotosportit/FIR

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