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Scherma, Mondiali Budapest 2013: Dream team sempre d’oro

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Come al solito, forse anche un po’ di più. Imbattibili, senza possibilità d’appello. Le ragazze del fioretto non sbagliano un colpo, o quasi. A Budapest è andato tutto come da programma: oro. Ma non un oro qualunque, no: il 100esimo titolo mondiale della scherma italiana, il 20esimo oro per Valentina Vezzali sommando Mondiali e Olimpiadi, e la jesina ha superato così Edoardo Mangiarotti.
Un titolo conquistato dominando dall’inizio alla fine della gara, spazzando via qualunque avversaria, con un quartetto che insieme non aveva mai tirato: Elisa Di Francisca, Arianna Errigo, Carolina Erba e Valentina Vezzali nell’insolita veste di riserva di lusso.

Il loro è stato un cammino senza intoppi: 45-12 col Brasile, 45-20 con la Cina, 45-19 con la Corea del Sud, 45-18 contro la Francia in una finale senza storia. Non hanno mollato un centimetro, sempre concentratissime, sempre alla caccia della stoccata, come confermato al termine della gara da Elisa Di Francisca: «Volevamo fare bella figura, siamo salite in pedana cariche dall’inizio. Non avevamo mai vinto una finale con un punteggio così netto». Troppo forti loro o troppo scarse le altre: «Troppo forti noi», risponde sicura Elisa, «nun ce provate a di’ che sono troppo scarse le altre».

Tra loro c’era anche una new entry assoluta per il mondiale, Carolina Erba: «Si è comportata discretamente, ma poteva fare di meglio», scherza Arianna Errigo, «cosa ha fatto? Più 9? La perdono solo perché era la prima volta». Lei sorride e ha una dedica da fare: «Ringrazio e saluto Ilaria Salvatori, che ha scelto di fare un bambino concedendomi la chance di tirare al mondiale». Non che Carolina non se lo sia guadagnato da sola. Un finale di stagione in crescendo, con due podi in Coppa del Mondo, un podio individuale sfiorato agli Europei e ai Mondiali, un bronzo ai Giochi del Mediterraneo, e due ori a squadre ai campionati continentali e mondiali. «Sono felice, ero più emozionata per l’individuale. Peccato per la Golubytskyi, sta diventando la mia bestia nera. Mi ha battuto agli Europei e ai Mondiali. Sarà anche per il nome (Carolin, praticamente come lei, ndr)».

Però è raggiante, perché un mondiale così è comunque indimenticabile: «Sono felice per me e ancora di più per Valerio (Aspromonte, il fidanzato, ndr). Il nostro oro era annunciato, tutti se lo aspettavano, il suo bronzo no. Se lo merita ed è arrivato in una stagione difficile in cui ha subito forse qualche critica di troppo». La speranza è di ripartire l’anno prossimo da dove si è fermata quest’anno: «Spero davvero che questo non sia stato un exploit isolato».

E Valentina Vezzali? Dopo aver tirato contro il Brasile si è seduta in panchina a fare il tifo per le sue compagne: «Sono state bravissime, è quasi imbarazzante vedere con che facilità toccavano. Vincere un mondiale così è bello e riposante». Otto anni fa era tornata da Lipsia con una medaglia d’oro per Pietro, nato tre mesi prima, stavolta porta a casa lo stesso metallo per Andrea, venuto al mondo 86 giorni fa. «Gliela porto e finalmente lo riabbraccio e vado in vacanza».

Insomma, le più forti sono sempre loro. Può cambiare qualche elemento, passano i ct e i maestri, ma nell’Albo d’Oro del fioretto femminile c’è scritto sempre “Italia”. «La Russia può comprarci i ct, i maestri, può portare i tifosi organizzati ai mondiali, ma noi non ci compreranno mai». Parola di Elisa Di Francisca.

gabriele.lippi@olimpiazzurra.com

Twitter: GabrieleLippi1

Foto di Augusto Bizzi

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