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Scherma

Scherma giovani: Camilla Mancini, una splendida campionessa del mondo

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Ci sono volte in cui una stoccata, un assalto, una gara, possono cambiare una carriera. Volte in cui da giovani promesse ci si ritrova, quasi all’improvviso, trasformati in splendide realtà. Non è tanto il titolo del mondo under 20 conquistato a Porec a segnare la svolta nella vita sportiva di Camilla Mancini, quanto la portata di quell’assalto di semifinale vinto contro Lee Kiefer, una ragazza americana che di ‘giovane’ ha solo l’età, che ha già vinto un bronzo mondiale assoluto a Catania nel 2011, che nel 2012 è stata quinta alle Olimpiadi di Londra, che è attualmente numero 7 del ranking mondiale. Quello delle grandi, perché in quello giovanile nemmeno c’è, dal momento che non tira quasi mai in quella categoria.

Camilla l’ha battuta 15-9, conducendo dall’inizio alla fine, rispondendo botta su botta fin quando l’americana le è rimasta attaccata, staccandola poi, dopo il 4-4, e non facendosi più riprendere. Una sicurezza e un’autorevolezza da grande che rende ancora più preziosa la sua medaglia d’oro. Un mese fa, Camilla era diventata campionessa europea di categoria a Budapest, in questa stagione, sempre tra le under 20, non ha perso una sola gara, facendo cinque su cinque. Invincibile, come quelle ragazze del Dream Team con cui un giorno spera di poter dividere i podi internazionali.

Camilla è uno spettacolo, espressione di potenza e tecnica, con quella serafica calma che sa tenere quando sale in pedana, e che aveva appena dopo esser diventata campionessa del mondo. Non fa una piega, quasi come se vincere, per lei, fosse una cosa normale. Stavolta però non era così scontato, lo sapeva anche lei, sapeva che la concorrenza era forte e agguerrita, sapeva di dover tirare fuori il meglio da se stessa, e l’ha fatto. Ha saputo anche soffrire, come quando nei quarti di finale è stata a un passo dall’eliminazione, sotto 14-11 contro la francese Mpah-Njanga, ha costruito la sua rimonta e vinto 15-14, assicurandosi una medaglia, ma non si è accontentata. Ha battuto la Kiefer, che fino ad allora, in tutta la sua gara, aveva subito 17 stoccate, massimo sette in un solo assalto. Poi ha vinto 15-12 la finale con la russa Pirieva.

Sul podio, ad ascoltare l’inno di Mameli e far sollevare il tricolore, c’era anche Francesca Palumbo, la mancina che ha bissato il bronzo europeo di Budapest, confermando un talento naturale innato. Un altro chiaro segnale di come il presente e il futuro del fioretto siano ancora a fortissime tinte azzurre. Ma le gioie della scherma italiana, il 10 aprile, sono arrivate anche dalla sciabola maschile. A sorprendere tutti, per la seconda volta consecutiva, è stato Francesco D’Armiento, il meno quotato sulla carta del terzetto che comprendeva anche Leonardo Affede e Luca Curatoli. Come agli Europei di Budapest, D’Armiento ha fatto meglio dei connazionali, salendo sul podio e confermando un bronzo che stavolta vale doppio, perché conquistato in un mondiale.

Sintomi di una crescita costante, di un movimento in salute che non conosce crisi né ha problemi di ricambio generazionale. Saranno campioni, fidatevi.

gabriele.lippi@olimpiazzurra.com

Twitter: GabrieleLippi1

Foto di Augusto Bizzi

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