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Roddick dice addio al tennis

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Quella contro Juan Martin Del Potro è stata l’ultima partita della carriera di Andy Roddick, che qualche giorno fa aveva annunciato la volontà di ritirarsi al termine degli Us Open. A 30 anni appende dunque la racchetta al chiodo lo statunitense più forte dell’ultimo decennio. 32 titoli ATP, 1 Slam e altre 4 finali major, 9 finali Master Series/1000 con 5 successi, 13 settimane al numero 1, nove stagioni chiuse nei top 10 e una Coppa Davis.
Specialista dei campi veloci, dopo una carriera di alto profilo a livello junior in cui vinse due slam, si fece conoscere dal grande pubblico sin da subito, battendo nel 2001 a Miami Sampras. Proprio in quegli anni, il cosiddetto periodo di transizione tra il dominio di Pete Sampras e il regno di Roger Federer, Roddick vinse il suo unico Slam della carriera, gli Us Open 2003 e rimase per 13 settimane numero 1 al mondo. I trionfi sarebbero potuti essere anche di più se il nativo di Omaha non avesse trovato davanti a se il fuoriclasse svizzero che per ben tre volte gli negò la vittoria sui campi verdi di Wimbledon (l’ultima nel 2009 nella finale persa 16-14 al quinto set).

Le armi di Andy sono state il servizio, caratterizzato da un’esplosività unica e da un movimento veloce che gli permisero di stabilire il record del mondo nel 2004 (249,5 kmh contro il bielorusso Voltchkov in Coppa Davis, poi battuto nel 2011), e il diritto con cui ha realizzato anche qui il record mondiale di velocità (190 km/h). Colpi che si contrapponevano ad un rovescio bimane macchinoso “ci sono stati momenti in cui potevo non c’entrare l’oceano” disse lo statunitense. Dopo qualche tempo nel circuito i primi della classe gli presero gradualmente le misure: iniziarono a leggere le traiettorie del servizio e impararono a sfruttare l’inconsistenza del suo lato sinistro. Rovescio che, tuttavia, migliorò nel 2009, grazie al nuovo coach Larry Stefanki; il movimento divenne più fluido e armonioso e gli consentì di ritornare al vertice e di arrivare ad un passo dal vincere Wimbledon.

Andy non è stato sicuramente all’altezza dei suoi celebri connazionali, tuttavia è indubbio che oltre ad essere stato un grande tennista, sia stato uno dei personaggi di maggior spicco del circuito ATP. Il suo caratteraccio che aveva da bambino “molte volte mia madre doveva impedirmi di saltare la rete e attaccare briga con gli avversari, poi mi rimproverava davanti a tutti, per farmi vergognare”, le sue conferenze stampa, le sue battute l’hanno fatto entrare nel cuore di molti appassionati. Nel 2005 al Foro Italico l’americano fu il protagonista di un grande spot per il tennis e lo sport in generale con lo spagnolo Verdasco; un incontro che l’americano avrebbe dovuto vincere 7-6 6-3 e invece perse 6-7 7-6 6-4. Dopo un doppio fallo di Verdasco i due giocatori si stavano avviando a metà campo per darsi la mano, ma Roddick, avendo notato che il servizio era buono, sportivamente diede il punto all’avversario correggendo l’errore del giudice. Da lì in poi il match girò e l’iberico vinse la partita. Un grande esempio di sportività e correttezza.

Foto tratta da nydailynews.com

francesco.drago@olimpiazzurra.com

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