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Sci di fondo: Gismondi, Carollo e un’Italia che inizia a vedere futuro
Sia molto ben chiaro: non ci si può aspettare subito, da loro, il botto immediato, quello che significa definitiva (ri)emersione dello sci di fondo italiano dopo tanti anni di sofferenze più o meno marcate. Sta di fatto che, a Trondheim, Maria Gismondi e Martino Carollo hanno rappresentato pezzi di nuovo su cui già i riflettori c’erano, solo che è adesso che sta arrivando il momento della rivelazione al grande pubblico.
Per Gismondi, in particolare, un sesto posto che fa capire quanto sia stato lungo il buio del fondo femminile fuori dalle gare sprint. Per ritrovare una distance con un’azzurra tanto avanti, infatti, bisogna ritornare addirittura al 2010, a Davos, con Marianna Longa quinta sempre nella 10 km, stavolta in classico (mentre qui si era a tecnica libera). Per lei c’erano già stati, comunque, risultati giovanili in grado di porla all’attenzione quale possibile nome nuovo del fondo tricolore, al quale da moltissimo tempo manca qualcuna in grado di rinverdire i fasti di periodi lontani. La raccomandazione è sempre la solita: non buttarle la croce addosso se, nelle prossime settimane, non si dovessero ripetere risultati simili. C’è sempre un primo passo dal quale partire, le prossime settimane magari non saranno sempre le stesse, ma le va lasciato il margine giusto per continuare su questa strada. Va ricordata l’età: 21 anni. Esiste tutto il margine di questo mondo.
Quanto a Carollo, invece, il nono posto di Trondheim ha tutto il sapore di un percorso in costruzione dopo aver figurato bene anche a Ruka. L’avvertimento, nel suo caso, è lo stesso rispetto a Gismondi: va lasciato tranquillo. Anche nel suo caso la carta d’identità gioca a favore, perché gli anni sono 22 e le caratteristiche di uomo adatto a colpire nelle gare distance sono tutte lì. Attenzione, però: non è l’unico a godere di credito per il prossimo futuro. Anche Elia Barp sta facendo bene in questo periodo, confermando progressi vari. Quello che appare chiaro è che, almeno nel suo caso, l’obiettivo sia di arrivare al top quando conterà. Anche oltre il Tour de Ski. Il momento è chiaro: Milano Cortina. In una parola, però, il fondo italiano stavolta i nomi sembra averli.
E poi c’è sempre Federico Pellegrino, l’uomo che tenterà indubbiamente l’impossibile per darsi un’ultima gioia in terra italiana con gusto olimpico. La semifinale di Davos è un passo avanti, ma per lui il discorso è più chiaro che per tutti gli altri. A 35 anni, infatti, Chicco non può più pensare di poter affrontare ogni singola gara con le stesse energie. Il tutto anche se nelle ultime annate è stato capace di stupire su più fronti, e di questo gliene si può solo essere grati. Per lui resta un ultimo, grande obiettivo: Milano Cortina. Quelle Olimpiadi che l’hanno già visto d’argento, e con le quali vuole chiudere da medagliato per completare una carriera che gli ha dato immense soddisfazioni.
