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CiclismoPista

Dino Salvoldi: “Ganna e Milan hanno voglia di tornare col quartetto. Consonni può raccogliere l’eredità di Viviani”

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Italia inseguimento a squadre
Quartetto Italia con Ganna e Milan / Lapresse

Dopo il primo Mondiale del nuovo corso, abbiamo tracciato un bilancio con Dino Salvoldi, commissario tecnico del settore pista maschile e della nazionale juniores su strada. Tra rinnovamento, giovani emergenti e il possibile ritorno di campioni come Ganna e Milan, Salvoldi analizza con lucidità i progressi e le prospettive del ciclismo italiano.

Che bilancio tracci di questo primo Mondiale del rinnovamento?
“Da una parte c’è la consapevolezza di quanto lavoro resti ancora da fare per raggiungere il vertice o, almeno, un livello medio-alto di rendimento. Dall’altra, abbiamo constatato che, pur avendo iniziato una preparazione molto buona ma in tempi ristretti, non siamo poi così lontani dai migliori tempi e prestazioni. La strada resta in salita, ma tutti dobbiamo impegnarci con convinzione per dare continuità agli allenamenti, cercare soluzioni nuove e compiere ulteriori passi in avanti”. 

Ti aspettavi che il quartetto, rivoluzionato con l’innesto dei giovani Favero e Giaimi, andasse già così vicino al bronzo?
“In tutta onestà no. L’obiettivo iniziale era entrare nei primi otto, ma sul posto ci siamo resi conto che ci è mancato davvero poco per centrare le prime quattro posizioni. Le ragioni possono essere diverse, ma il risultato resta molto positivo. I ragazzi sono stati tutti bravissimi, in particolare Lamon, che si è confermato un grande professionista e un vero collante del gruppo. Siamo tornati a casa con tanti stimoli, perché se è vero che ci sono ancora molti aspetti da migliorare, è altrettanto vero che non partiamo da così lontano come pensavamo”. 

Dopo quanto visto nell’inseguimento individuale, Etienne Grimod avrebbe potuto far comodo anche nel quartetto?
“Grimod era il quinto uomo del quartetto: lo abbiamo preservato per l’individuale, dove ha fatto un’ottima prestazione.
A Montichiari, nelle prove, Giaimi dava qualche garanzia in più rispetto a Grimod, anche se entrambi devono ancora crescere molto. Sono due giovani su cui contiamo parecchio”. 

Hai parlato con Ganna e Milan? Possiamo aspettarci un loro ritorno su pista nel 2027 o magari già nel 2026?
“Sì, ne abbiamo parlato. Filippo è molto vicino al gruppo: si è allenato con noi a Montichiari durante la preparazione dei Mondiali, quindi la sua è già una presenza attiva. Nelle sue intenzioni c’è la volontà di tornare a fare il quartetto: tutto dipenderà dal sistema di qualificazione, che verrà reso noto a dicembre e ci permetterà di pianificare il lavoro. Con Milan mi sento spesso: anche lui ha voglia di tornare, ma naturalmente deve programmare con attenzione la stagione dopo i grandi risultati ottenuti quest’anno”. 

Sierra e Stella mostrano talento e potenziale promettente, ma forse sono ancora acerbi. Un triennio può bastare per puntare a una medaglia a Los Angeles?
“È troppo presto per dirlo. Nelle specialità di gruppo, come la Madison, oltre alla continuità negli allenamenti serve tantissima esperienza in gara. Bisogna correre molto per crescere. Se non dovesse essere Los Angeles, potrà essere Brisbane. L’importante è costruire un percorso solido”. 

Senza Elia Viviani, potrebbe toccare a Simone Consonni raccoglierne l’eredità tra omnium e madison?
“Sì, Simone è molto motivato e affamato. Per lui vale lo stesso discorso fatto per Ganna: è già presente nel gruppo pista e sa bene che, per restare competitivo, servirà correre con continuità anche su pista. Attendiamo però di conoscere il sistema di qualificazione olimpica, che determinerà come potremo organizzare la stagione”. 

Che bilancio tracci della stagione juniores su strada?
“In termini di risultati, la stagione è stata ottima, forse la migliore. Il Mondiale era impegnativo, ma non adatto a Capello, che era il nostro leader. All’Europeo, invece, il percorso era ideale per lui: duro ma con salite adatte, e avrebbe meritato di vincere. Purtroppo le dinamiche di corsa non gli hanno reso giustizia. È giusto puntare sempre al massimo, ma bisogna anche saper apprezzare quanto di buono è stato fatto”.