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Cavallino bifronte! La Ferrari colleziona figuracce in F1, ma detta legge nel WEC. Come è possibile?
Il fine settimana appena passato agli archivi ha assunto connotati diametralmente opposti per la Ferrari. A Interlagos, il Gran Premio di San Paolo di F1 si è risolto in un’autentica disfatta. Perché tale deve essere considerato un appuntamento agonistico che, indipendentemente dalle circostanze, si conclude con un doppio ritiro.
La Scuderia di Maranello è sprofondata al quarto posto del Mondiale costruttori, sorpassata in tromba dalla Mercedes e finanche dalla Red Bull, che di fatto corre con un’auto sola. Una debacle vera e propria, per la Rossa, il cui 2025 non fa altro che partorire delusioni e sofferenze.
Eppure, a migliaia di chilometri e a un oceano di distanza, in Bahrain, la Ferrari ha chiuso in trionfo il World Endurance Championship. James Calado, Antonio Giovinazzi e Alessandro Pier Guidi si sono laureati Campioni del Mondo tra i piloti, suggellando una stagione letteralmente dominata.
Non bisogna dimenticare come l’equipaggio composto da Phil Hanson, Robert Kubica e Yifei Ye si sia imposto nella 24 ore di Le Mans. Peraltro, le prime tre posizioni del Mondiale piloti sono state tutte occupate da rappresentati del Cavallino Rampante (il terzo posto in classifica generale è stato appannaggio di Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen). Insomma, una supremazia pressoché totale.
Più di Cavallino Rampante, dobbiamo parlare di Cavallino Bifronte. Come Giano, divinità della mitologia romana. Perché, signore e signori, viene da chiedersi come sia possibile che la stessa azienda sia diventata lo zimbello della F1, ma al tempo stesso possa scomodare il meraviglioso “Veni, vidi, vici” di Giulio Cesare per descrivere quanto accaduto nel WEC.
Non si dica che la concorrenza del World Endurance Championship è inferiore, le Case impegnate sono numerose e agguerrite. Le Hypercar sono, poi, auto di tecnologia pari (se non superiore) a quelle della F1. Non è “più facile” vincere nell’Endurance rispetto alla massima categoria automobilistica. Eppure, da un lato, arrivano affermazioni in serie (siamo a tre 24 ore di Le Mans consecutive, per inciso), dall’altro non si batte chiodo da 18 anni.
L’azienda è la stessa, la gestione sportiva però completamente differente. Ferrari sa ancora vincere, ha una reputazione altissima (a Spa-Francorchamps, quando è stata presentata la nuova GT3, c’era già la fila dei potenziali compratori). Il comparto F1 rappresenta la ‘pecora nera’ di un’entità per il resto in forma smagliante. Perché? Percome? Certe domande, dovrebbero porsele nei consigli d’amministrazione. Non necessariamente di Maranello…
