Tennis
ATP Finals, quando Jannik Sinner ‘regalò’ la vittoria a Novak Djokovic nel 2023 con un gesto di immensa sportività
Era il 2023 quando esplose la SinnerMania. E quell’esplosione ha un momento preciso: 14 novembre 2023. Dopo tre ore buone di battaglia all’interno dell’allora Pala Alpitour, oggi Inalpi Arena, da Torino emerse un urlo: Jannik Sinner aveva battuto Novak Djokovic. Il numero 1 del mondo. L’uomo che, quell’anno, si era portato a casa tre Slam su quattro.
L’effetto fu una vera e propria deflagrazione: l’altoatesino era già numero 4 del mondo, dopo gli US Open era risultato quasi inarrestabile. Ma, quel giorno, tutti iniziarono a capire davvero chi era, e chi poteva essere, Jannik Sinner. Quello che dal Challenger di Bergamo 2019 qualcuno aveva mormorato potesse davvero essere una star, quello che anno dopo anno era salito, si era guadagnato ripetuti quarti Slam, era giunto in semifinale a Wimbledon, aveva già visto le Finals (da subentrato a Matteo Berrettini, complice l’infortunio del romano nel 2021). Tutto questo riemerse allora, e con una potenza enorme.
Talmente grande che la Rai, detentrice dei diritti in chiaro per le ATP Finals allora come oggi, cominciò a cambiare la programmazione per dare massimo risalto a ciò che sarebbe andato in onda il 16 novembre, Sinner contro Holger Rune. Prima della sfida con il danese, però, si erano verificate alcune storie strane. Stefanos Tsitsipas, il greco battuto con agio da Jannik nel primo incontro, aveva abbandonato la scena dopo tre giochi del secondo incontro (quello proprio contro Rune), ed era subentrato il polacco Hubert Hurkacz. In buona sostanza, tutto questo portò a una sola situazione possibile dopo il 7-6(1) 4-6 6-1 di Djokovic su Hurkacz: una vittoria di Sinner su Rune avrebbe salvato il serbo, una sconfitta ne avrebbe invece decretato l’eliminazione.
Fu così che quella sera si giocò un’altra vera e propria battaglia tra l’italiano e il danese, che allora era considerato in potenza come il terzo uomo in grado di interporsi tra gli altri due (e si spera possa ancora dare tantissimo, ritornando nel presente, una volta che sarà ritornato dal gravissimo infortunio al tendine d’Achille di cui è stato vittima a Stoccolma). La storia racconta che al torneo dei migliori otto, che per tanti anni è stato noto come Masters, è capitato di vedere sconfitte perlomeno strane. Ma non è stato questo il caso.
Non lo è stato perché Sinner, allora come oggi, aveva una semplicissima mentalità. Per battere i migliori, ti ci devi confrontare, non evitarli. Niente sotterfugi. Si gioca, si va in campo al meglio delle proprie possibilità, poi si può vincere o perdere, ma sempre con la coscienza a posto. E andò così anche quella sera. Jannik, nei fatti, lasciò che fosse Djokovic a passare il girone, eliminando Rune. Cosa sia successo dopo è cosa nota: l’italiano batté anche il russo Daniil Medvedev e si qualificò per la finale, dove venne raggiunto dal serbo che, nel frattempo, aveva avuto ragione di un Carlos Alcaraz che non aveva proprio brillato in quella fattispecie. E poi ci fu la finale, una delle migliori performance della carriera di Djokovic, che gli servì per battere Sinner 6-3 6-3. Non lo sapeva ancora nessuno, ma il 24 volte campione Slam non avrebbe mai più battuto colui che, nel frattempo, si sarebbe issato a quota 4 di lì a due anni.
