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L’esilio forzato, la tenacia, la caduta, la risalita: Angelina Melnikova, Campionessa del Mondo all-around

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Angelina Melnikova
Melnikova / IPA Agency

Angelina Melnikova non ha gareggiato in campo internazionale per quasi quattro anni: dal 24 ottobre 2021 (giorno di chiusura dei Mondiali a Kitakyushu, terminati con l’argento al corpo libero) al 13 settembre 2025 (prima giornata della World Challenge Cup a Parigi). Si è trattato a tutti gli effetti di un esilio forzato: il 24 febbraio 2022 la Russia ha incominciato l’operazione bellica in Ucraina e la Federazione Russa è stata bandita dai grandi eventi, così la nativa di Voronezh (tra l’altro cittadina al confine ucraino) è stata relegata in un angolo. Due edizioni dei Mondiali saltate non per sua volontà, ma soprattutto la rinuncia alle Olimpiadi di Parigi 2024.

Qualche mese fa, però, è stato dato il via libera agli atleti affiliati: possibilità di tornare a esibirsi, ma senza bandiera e da Atleti Indipendenti Neutrali. La 25enne si è vista ripagata dei propri sforzi e della sua capacità di tenere duro. Detto fatto: Angelina Melnikova si è laureata Campionessa del Mondo nel concorso generale individuale a quattro anni di distanza dalla sua prima apoteosi, superando l’Inferno e conquistando il Paradiso sportivo. Si era presentata a Jakarta con una sconfinata voglia di rivincita e rivalsa, desiderosa di riprendersi tutto: lo ha fatto con grinta e carattere, con tanto di brivido e paura di perdere nel finale.

Reginetta della Polvere di Magnesio per la seconda volta in carriera, a un titolo di distanza dalla sua connazionale Svetlana Khorkina (ovviamente le sei affermazioni della statunitense Simone Biles resteranno una pietra miliare per tante generazioni a venire). L’apoteosi odierna in terra indonesiana è un premio non soltanto alle qualità artistiche, agonistiche, tecniche del già bronzo olimpico sul giro completo di Tokyo 2020, ma soprattutto alla capacità di non arrendersi, di continuare ad allenarsi, di accontentarsi di gare nazionali che anno dopo anno perdevano di valore, visto che la concorrenza interna si era per forza di cose affievolita.

Stiamo parlando soltanto di sport, è bene ribadirlo sempre. Angelina Melnikova è stata la più completa: ha preso la pole position con il doppio avvitamento al volteggio (14.100) e una parallela pennellata (14.700), è caduta alla trave (12.800) e quell’errore è l’emblema degli ultimi anni, poi la risalita al corpo libero con tanto di uscita di pedana (13.466). Un solo decimo di vantaggio sulla statunitense Leanne Wong, tanto è bastato. E vincere l’all-around iridato con una caduta testimonia la schiacciante superiorità in questo contesto. Un precedente? Vanessa Ferrari, diciannove anni fa, agli albori del nuovo regolamento. Cose per pochissime elette.

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