Atletica
Alex Schwazer torna a gareggiare e stupisce con i tempi: “Complimenti dalla Federazione? No, meglio così…”
Com’è, come non è, Alex Schwazer fa e farà sempre notizia. Volente o nolente. Il marciatore altoatesino, infatti, si è segnalato per una grande prestazione ottenuta a Bolzano nel corso dei Campionati Regionali open del Trentino-Alto Adige: a 443 giorni dal termine delle sua squalifica di 8 anni per doping il 40enne, con la maglia dell’Atletica San Biagio di Callalta (Treviso), ha chiuso la sua gara sui 10.000 metri in pista con il tempo di 38:24.07, andando a ritoccare dopo ben 14 anni il suo primato personale. Un risultato non di poco conto, dato che Schwazer è stato in grado di far segnare il quarto di sempre, dopo il 37’33”03 di Massimo Stano, il 37’34”90 di Francesco Fortunato e il 37’58”60 di Ivano Brugnetti. L’ottavo crono mondiale del 2025, nonché record mondiale Master M40.
L’ex medaglia d’oro nei 50km di marcia di Pechino 2008, ora seguito dall’ex ciclista Domenico Pozzovivo si divide tra lavoro, allenamenti e collaborazione con il Südtirol calcio, che milita in serie B, per la quale svolge il ruolo di consulente. Il risultato dei giorni scorsi, tuttavia, non è passato inosservato: “Ogni tanto gareggiare mi piace, dà un senso all’allenamento. Intanto lavoro come preparatore atletico” racconta alla Gazzetta dello Sport. “Domenico Pozzovivo? Penso sia il principale artefice di questo risultato. Soprattutto – scherza – abbiamo 82 anni in due, l’esperienza non ci manca”.
La gara: “Volevo esserci a tutti i costi. Purtroppo sono fermo da tre settimane, perchè ho un po’ di sciatalgia, ma volevo che i miei bimbi vedessero una volta quello che ho fatto per tanti anni. La marcia ha delle regole da seguire, quando non riesci più ad appoggiare è dura. Nonostante il dolore lancinante è stato incredibile vedere così tante persone. Sono contento di aver fatto questa gara davanti a tutte queste persone, sono arrivati da Roma, Pescara, Firenze, anche dall’estero. Passare sotto la tribuna era veramente da brividi, mi dispiace non aver portato a termine la gara”.
Un anno fa aveva giurato che non avrebbe più corso. Cos’è cambiato? “Ma no, a me gareggiare ogni tanto piace perché dà un senso all’allenamento. Ad Arco è stata l’ultima gara sotto la guida di Sandro Donati con una preparazione completa nella gambe, come quando ero un professionista. Ma avevo la sciatica e una 20 km non posso più farla, il mio corpo non me lo permette. Ora con Domenico faccio un terzo, per non dire la metà del lavoro che facevo allora. Infatti non pensavo di rimanere a questo livello, invece sono stanco ma contento, e qualche gara corta, al massimo 10 km, continuerò a farla”.
Il tempo messo a segno sarebbe valso una buona gara anche ai Campionati Italiani: “È vero, però non so se avrei avuto il minimo per partecipare. E poi andare a Caorle non era comodissimo, tante volte nei weekend ho degli impegni e la domenica vorrei stare in famiglia. Ma non escludo che possa accadere l’anno prossimo, non voglio mettermi limiti, vediamo se avrò il tempo per prepararmi. O se piuttosto deciderò di non fare alcuna gara. Il tempo? Sinceramente non ci guardo, sono contento semmai di aver migliorato il personale che risaliva al 2011, poco prima dei Mondiali di Daegu. La soddisfazione è grande considerando che sono passati quattordici anni, ma preferisco non essere inquadrato nelle solite categorie, il mondo ormai ha bisogno di dire ‘tu sei giovane, tu sei vecchio…’ L’obiettivo è soltanto fare del mio meglio”.
Ultima battuta sulle eventuali congratulazioni della Federazione: “No no, nessuno si è complimentato. Meglio così, mi verrebbe l’amaro in bocca. E poi se mi chiamano penso che vogliono qualcosa da me. I Mondiali di Tokyo? Li guarderò, quando gli orari lo permetteranno. Questa Italia è molto forte, ma la concorrenza rispetto a qualche anno fa è diversa, non ci sono i russi e gli avversari europei sono più scarsi”.
