Fondo
Nuoto di fondo, l’Italia è ancora Paltrinieri-dipendente? In attesa di Acerenza, i giovani crescono lentamente
Un oro europeo, tre splendide medaglie mondiali, la solita tenacia che non invecchia mai. Gregorio Paltrinieri, a trent’anni compiuti, continua a essere il punto di riferimento del nuoto di fondo italiano, il primo volto a cui si pensa parlando di podi e ambizioni internazionali. È accaduto anche in questo 2025, con l’argento nella 10 km, nella 5 km e nella staffetta mista ai Mondiali di Singapore, e anche con l’oro nei 5 km agli Europei di Stari Grad. Eppure, una domanda legittima torna a circolare: l’Italia è ancora troppo dipendente da Paltrinieri?
La risposta, oggi, non può che essere sì. Non perché manchino i talenti o le alternative, ma perché nessuno finora ha saputo occupare il suo spazio con la stessa continuità, efficacia e statura internazionale. Il progetto di rinnovamento, avviato ormai da qualche anno, sta producendo qualche nome interessante, ma i tempi di maturazione sono più lunghi di quanto si potesse immaginare. E nel frattempo, l’unico vero alter ego di Greg in ambito azzurro, Domenico Acerenza, è fermo ai box.
Il lucano, che ha rappresentato negli ultimi anni l’unica vera alternativa di vertice andando a prendersi grandi soddisfazioni a livello internazionale, si è sottoposto a un intervento chirurgico a fine 2024. Dopo mesi di riabilitazione, ha ripreso ad allenarsi e dovrebbe essere pronto per il rientro nella stagione 2026, con l’obiettivo di tornare protagonista già alle qualificazioni mondiali e poi, ovviamente, alle Olimpiadi di Los Angeles. Ma la sua assenza in questo 2025 ha lasciato un vuoto che solo Paltrinieri ha saputo riempire a pieno. Il ct e lo staff federale puntano su un progressivo inserimento di giovani, ma il percorso non è semplice. E i risultati finora parlano chiaro.
Tra le nuove leve, Andrea Filadelli è sicuramente il nome più solido e convincente. Classe 2003, si è messo in luce in tutte le principali competizioni stagionali, dimostrando una crescita importante nella distanza olimpica della 10 km. Settimo al Mondiale di Singapore, quinto agli Europei di Stari Grad, Filadelli ha accumulato esperienza e piazzamenti che ne fanno il candidato naturale a raccogliere il testimone nel medio periodo.
Il suo 2025 è stato intenso e produttivo: oro in World Cup a Ibiza, vittoria anche in EA Cup a Protaras, terzo posto nella tappa parigina della Coppa LEN, quarto nella spettacolare 3 km KO sprint a Setubal. Nella stessa località, un anno prima, era stato secondo nella 10 km di Coppa del Mondo. Tutti segnali che indicano una presenza stabile tra i migliori dieci al mondo, ma ancora con qualche difficoltà a imporsi con continuità nei contesti più prestigiosi. Molto bene ha fatto quest’anno anche Marcello Guidi, che non rientra più tra i giovanissimi, forse non ha nella continuità il suo punto di forza ma può raggiungere standard prestativi molto alti e riesce ad essere competitivo su tutte le distanze.
Nelle gare corte, invece, il nome emergente è quello di Matteo Diodato, specialista della 3 km KO sprint, la nuova distanza entrata ufficialmente nel programma olimpico per Los Angeles. Nel 2025 ha centrato un quinto posto nella tappa di Ibiza, è stato decimo agli Europei e sedicesimo ai Mondiali: un percorso ancora lontano dal podio, ma in linea con un’atipica disciplina che richiede esperienza tattica, potenza e gestione del ritmo su distanze brevi e dinamiche.
Se il presente parla ancora il linguaggio dei veterani, i primi segnali dal vivaio iniziano ad arrivare. Agli Europei juniores di Setubal, un mese fa, l’Italia ha conquistato l’oro nella staffetta 4×1500 mista grazie a Davide Grossi e Giovanni Lauricella, due nomi da tenere d’occhio in prospettiva futura. Si tratta di atleti in piena formazione, ancora lontani dai circuiti seniores, ma che mostrano le caratteristiche giuste: resistenza, fluidità e capacità di affrontare più distanze. Grossi, in particolare, sembra avere anche lo spunto per gare ad alto ritmo, un requisito essenziale nella nuova formula del fondo moderno.
Il problema, oggi, non è tanto l’assenza di nomi, quanto la lentezza del ricambio. Paltrinieri e Acerenza sono stati (e sono) due atleti fuori scala, capaci di reggere carichi enormi e adattarsi a stili diversi, dalla piscina al mare aperto. I giovani attuali sono ancora in fase di costruzione, e manca quella figura già pronta per vincere: Filadelli può arrivarci, ma ha bisogno di tempo, continuità e di gare di altissimo livello. Nel frattempo, resta forte la sensazione che l’Italia sia ancora appesa ai colpi del suo capitano. Gregorio continua a vincere, a motivare il gruppo e a spingere il movimento. Ma il fondo italiano ha bisogno, oggi più che mai, di una generazione che possa sostituirlo sul campo, non solo in allenamento.
