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IndyCar, Alex Palou cala il poker. Il dominio dove può arrivare?
Alex Palou ha matematicamente vinto a Portland il quarto titolo in carriera nella NTT IndyCar Series con due prove d’anticipo. Lo spagnolo si è confermato per il terzo anno consecutivo nella serie riuscendo a compiere un’impresa realizzata in passato solamente da tre piloti: Ted Horn (1946-48), Sébastien Bourdais (2004-07) e Dario Franchitti (2009-11).
Il 28enne, in cinque anni, è riuscito a realizzare una semplice impresa diventando il terzo come numero di titoli nella storia della serie eguagliando i già citati Franchitti, Bourdais e la leggenda di Mario Andretti.
Il catalano vanta attualmente 19 successi, 55 piazzamenti in Top5 e 71 apparizioni in Top10 in sole 96 corse disputate dal 2020 ad oggi. Il volto del Chip Ganassi è diventato un riferimento della serie riuscendo quest’anno ad ottenere anche il primo sigillo nella 500 Miglia di Indianapolis.
Il #10 del Chip Ganassi Racing, numeri a parte, ha mostrato una qualità incredibile nell’anno appena concluso. Il 28enne è diventato un esempio da seguire in ogni condizione ed in tutte le tipologie di pista riuscendo ad imporsi anche sugli ovali dopo aver mostrato di controllare abilmente la scena nei road course.
Da quando l’IndyCar ha adottato l’ibrido, dall’estate 2024, l’Honda #10 si è ripetutamente inserita nella parte alta della graduatoria. La tendenza positiva è continuata anche nei mesi seguenti con Palou che si è mostrato semplicemente superiore agli avversari.
Dopo quattro titoli, due in meno di Scott Dixon e tre di AJ Foyt, il nativo di Sant Antoni de Vilamajor ha la chance di continuare a scrivere con una relativa ‘facilità’ la storia della categoria. Ganassi ha saputo scommettere su un pilota di primo profilo che, almeno per questi anni, è stato lontano dalle ‘sirene della F1’ concentrandosi esclusivamente sul proprio ruolo.
Mancano solo due prove al termine del 2025 e l’alfiere di Chip Ganassi Racing ha la chance di ottenere un nuovo record: ottenere dieci affermazioni in una singola annata come accaduto nel 1964 con A.J. Foyt e nel 1970 con Al Unser. L’impresa non è impossibile, ma certamente complicata. Entrambe le prove si terranno su ovale, oramai un ‘vecchio problema’ per il quattro volte campione della più importante serie americana riservata alle ruote coperte.
