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Atletica

Leonardo Fabbri si racconta: “Non sono lo scemo del villaggio e non guardo ai 1000 euro. Con Dal Soglio ci siamo chiariti”

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Leonardo Fabbri
Fabbri / Lapresse

Leonardo Fabbri è intervenuto come ospite speciale nell’ultima puntata di Sprint Zone, trasmissione di approfondimento sull’atletica leggera condotta da Ferdinando Savarese e visibile sul canale Youtube di OA Sport. Il Campione d’Europa in carica e detentore del record mondiale stagionale di getto del peso con i 22.31 metri di Lucca ha parlato di questa prima metà di 2025 ripercorrendo anche la grande delusione per la mancata qualificazione in finale agli Europei indoor di Apeldoorn.

Il pianto sinceramente non aveva niente a che fare con la gara. In quel momento ho gareggiato solo perché erano presenti mia mamma e mia sorella, col mio mental coach, quindi volevo dimostrare a me stesso e a loro di essere comunque un atleta con gli attributi. Sapevo di non aver chiuso occhio, perché ho dormito solo due ore e ho vomitato tre volte prima della gara, ma ho gareggiato solo per loro. Quel pianto lì è stato frutto di uno stress che andava avanti da un po’ di tempo, un po’ per colpa di Paolo anche se non gliene ho mai fatta una colpa e non lo faccio neanche adesso. È stato proprio un pianto di liberazione, mi ero levato un peso perché finalmente tutte le parti hanno capito che la situazione stava degenerando. Io sono sì un atleta di alto livello, ma prima di tutto sono una persona, e per me lo sport ha dei valori. Io faccio atletica perché da quando sono bambino ho sempre guardato le gare e sognavo di fare certi risultati, poi non mi piacerà mai gareggiare pensando ai soldi, 1000 euro in più o in meno. A me piace farlo per questo, e quando vedo che c’è una mancanza di rispetto da fuori ovviamente la serenità viene a mancare. Da lì però la situazione è migliorata molto e ci stiamo allenando con serenità“, rivela il 28enne nativo di Bagno a Ripoli.

Il primatista italiano ha poi raccontato nello specifico quanto avvenuto ad Apeldoorn: “Era un periodo in cui Paolo era molto nervoso, anche lui è un essere umano e stava patendo un po’ la situazione, portando un po’ questa negatività con noi in allenamento. Noi magari potevamo essere più bravi a gestire meglio il tutto. La sera prima della qualificazione, anche a cena son venuti fuori dei discorsi con lui che diceva che non avrebbe allenato più, che sarebbe andato di qua o di là… La gara era la mattina presto, io dormo sempre 8-9 ore e 9 soprattutto quando devo gareggiare, quindi mi sono messo a letto abbastanza presto. Lì però ho cominciato a rigirarmi nel letto, sudando, quasi attacchi di panico. Andavo di continuo in bagno, per quasi un’ora è stato così. Il chiarimento c’è stato quella notte, alle due di notte. L’ho chiamato e gli ho chiesto di aprire la porta perché non riuscivo a dormire. Poi abbiamo parlato, ci siamo scusati e ho dormito in camera da lui per un paio d’ore. La mattina ho vomitato subito la colazione, lasciando un bel ricordino all’ingresso della mia camera lì nell’hotel in Olanda. Poi allo stadio ho rivomitato due volte, sono entrato in pedana, mi girava la testa. Il peso era proprio l’ultima cosa che volevo fare in quel momento. Mi è dispiaciuto che in tanti sapevano della situazione ed invece di risolvere prima e soprattutto dopo, sono arrivati in molti a parlare male di me sulla gestione delle gare. Sicuramente non sono il fenomeno che va alla gara importante e fa sempre il suo record, questo sono il primo a saperlo, però non sono neanche lo scemo del villaggio. Ho comunque due medaglie mondiali, un oro europeo ed un titolo Diamond League. Mi aspettavo un trattamento leggermente migliore“.

Io sinceramente ero arrivato ad Apeldoorn in condizioni fisiche eccezionali. Venivo da quattro gare vinte con misure tra 21 e mezzo e 22, con un nullo ad Ancona da 22.49, quindi iniziavo veramente a entrare in forma. Anche a Nanchino stavo bene, ma lì ero nervoso e ho lanciato molto di rabbia per tutto quello che c’era dietro e per le cavolate che ho letto sui giornali. Mi hanno infastidito molto e stavo tutti i giorni al telefono per smentire certe cose. I fatti precisi li conoscevano solamente la mia fidanzata, la mia famiglia, il mental coach ed il mio fisioterapista. Per il resto non ne ho parlato con nessuno, però ricevevo quattro-cinque chiamate tutti i giorni, quindi anche a Nanchino stavo benissimo ma ero troppo nervoso“, aggiunge il toscano.

Sul bilancio provvisorio della stagione all’aperto:Ovviamente non sono i risultati dell’anno scorso, ma perché adesso è tutto in funzione di Tokyo ed essendo i Mondiali a settembre stiamo ancora lavorando tanto, infatti sono soddisfatto del 22.31. Io sinceramente ero già contento con il 21.60 di Zagabria, ma sapevo di essere in condizione già a Roma per il Golden Gala. Peccato per quei nulli un po’ stupidi, perché dentro la pedana rimani in pedana...”.

Sul problema dei nulli, che gli era costato una medaglia olimpica:Il mio problema è che sono alto 2 metri, ma lancio in modo molto dinamico e veloce. Questa cosa, soprattutto quando sto molto bene come si è visto a Parigi ma a maggior ragione quando non sto molto bene, è un aspetto che accentuo molto. Ci stiamo lavorando. La cosa buona adesso è che abbiamo capito l’errore, ma è un dettaglio che mi ha rovinato le Olimpiadi. Quel nullo lì mi ha rovinato Parigi 2024. In qualificazione volevo fare un primo lancio tranquillo perché bastavano 21 metri, però ho fatto 20.40. Allora ha provato a forzare ed è arrivato un nullo, anche se era più di 22 metri quel lancio lì. Al terzo 21.70, comunque buono, ma anche quello veramente al limite. Io sono stato tutta la notte a pensare a come non fare nullo in finale, perché non sapevo come evitarlo. Primo lancio era quasi 23 però nullo e lì ho visto i fantasmi, mi si è spenta proprio la centralina. La pioggia? Sono stato tra i più penalizzati perché ha cominciato a piovere ed io ero settimo in quel momento. Lancio per secondo io, scivolo e non fanno niente, lancia il nigeriano che scivola e poi la pedana l’hanno pulita. Io ho avuto male alla mano fino a gennaio proprio per colpa di quel lancio lì. Inizio ad avere un buon feeling con la palla da un mesetto, mentre fino a un mese fa non riuscivo a incastrare bene il peso al collo, che per noi è fondamentale. Alle indoor l’ho patito tantissimo“.

Sugli obiettivi da qui a fine stagione:L’obiettivo principale è fare meglio di Budapest a Tokyo e fare i 23 ovviamente. Sono più convinto di fare 23 metri adesso rispetto all’anno scorso, perché nel 2024 magari neanche ci pensavo e la vivevo più sul discorso delle Olimpiadi. Quest’anno invece, questo 22.31 mi ha dato molta fiducia anche nell’ottica 23 metri. Secondo me è una prestazione che vale tanto“.

Questo e molto altro nella video intervista integrale a Leonardo Fabbri, nell’ultima puntata di Sprint Zone.

CLICCA QUI PER VEDERE L’INTERVISTA COMPLETA A LEONARDO FABBRI

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