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Ginevra Taddeucci: “Più consapevole dopo la medaglia olimpica. Agli Europei ho domato l’acqua fredda”

Ginevra Taddeucci è intervenuta come ospite nell’ultima puntata di Swim Zone, trasmissione di approfondimento sul nuoto condotta da Enrico Spada e Aglaia Pezzato (ex velocista azzurra presente alle Olimpiadi di Rio 2026), visibile sul canale Youtube di OA Sport. La 28enne toscana, bronzo olimpico a Parigi 2024, è reduce dalla conquista di tre medaglie agli Europei di nuoto di fondo, con un oro nella 5 km e due argenti tra la 10 km e la staffetta.
“Dopo tanto tempo ho imparato a capire che cosa ho fatto. Lì per lì era un’altra medaglia, tutto molto bello, però non dicevo: ‘Oddio! È una medaglia olimpica’. Io quello l’ho realizzato molto più avanti, pian piano ho capito che non era una medaglia qualsiasi ma era la medaglia che tutti cercano e tutti vogliono. Quando sono arrivata lì era un periodo in cui avevo lottato tantissimo, quindi volevo fare quella gara e che finisse tutta quella storia“, racconta l’azzurra a proposito del terzo posto ai Giochi.
Sul travagliato percorso di qualificazione a cinque cerchi: “La ricerca dell’Olimpiade di Parigi è stata davvero lunga e faticosa. Doveva essere un percorso molto più bello, che però alla fine non mi sono goduta tantissimo, ma diciamo che a freddo guardandomi indietro riesco a capire meglio tutto il percorso e ad apprezzare molto di più quella gara. Non l’ho fatto lì per lì, però meglio tardi che mai. Mi piace anche fare il 1500, perché sono stati tre mesi di totale scarico e penso mi sia servito anche quello alla fine. Non concentrarsi solo sul fondo mi è servito tanto“.
“Ho avuto tre mesi dopo la delusione di Doha fino al Settecolli. Subito dopo il Mondiale di Doha ero depressa quindi nuotavo poco (sorride, ndr), poi è uscito questo 16’11” agli Assoluti che ha dato un po’ la speranza a tutti e mi hanno detto che potevo farcela. Con il mio allenatore siamo andati così a preparare il 1500 per cercare di fare questo 16’08”. Sono stati mesi in cui ho lavorato molto meno, facendo distanze che non sono proprio nelle mie corde, proprio un’altra vita e un altro allenamento“, prosegue la fondista italiana.
Sulla preparazione per questa stagione: “Dopo le Olimpiadi ero molto scarica mentalmente, quindi anche quest’anno ho fatto molto meno rispetto alla scorsa stagione. Per le gare in vasca ho sempre fatto gli Assoluti, disputando la mia gara e basta. Non sono una che gareggia spesso, non mi piace fare tante competizioni in piscina. Non ho molta voglia di fare le garette, mentre per esempio il Settecolli mi piace“.
Sul segreto del suo salto di qualità: “Dopo le Olimpiadi, ma anche un po’ prima di Parigi, ho avuto una consapevolezza che mi è stata d’aiuto, perché quando ho dovuto provare a fare quel benedetto 1500 dopo la mancata qualificazione a Doha ho avuto un riscontro positivo dalle mie avversarie, che mi hanno scritto incoraggiandomi. Questa serie di cose hanno portato un cambio di atteggiamento anche in gara, poi è arrivata la medaglia olimpica ed erano tutte contente. Ora vivo molto meglio le gare, prima magari ero anche un po’ intimorita, mentre adesso vedo tutto in un’ottica diversa. Ho fatto due-tre gare con questa nuova consapevolezza e magari lì è cambiato tanto“.
Sulla recente trionfale esperienza agli Europei in acque libere: “Ero molto terrorizzata da questi Europei per il fatto dell’acqua fredda, che per me è veramente un down. Non riesco a fare quello che di solito faccio con una temperatura un po’ più calda, infatti anche a Ibiza in Coppa del Mondo avevo sofferto tantissimo tre settimane prima della rassegna continentale. Non riuscivo neanche a riprendere il mio ritmo, quindi mi sono comprata un po’ di creme riscaldanti, grasso di foca, tutte cose che non funzionano ma è solo una cosa mentale (ride, ndr). Il freddo lo senti sempre. Sono arrivata quindi in Croazia sperando di fare meno danni possibili con l’acqua a 18°C. Sono stata molto contenta del risultato, perché in acqua fredda non pensavo di riuscire ad andare così bene, non era scontato. Nella 5 km è un’ora, quindi soffri ma riesci, mentre nella 10 km a metà gara senti il freddo addosso che ti entra e mancano ancora tre giri“.