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Roland Garros 2025, Novak Djokovic: “Chiedevo perchè non veniva chiuso il tetto. Ho buone sensazioni”

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Novak Djokovic/LaPresse

Un convincente Novak Djokovic ha cominciato al meglio il proprio cammino al Roland Garros con la vittoria sull’americano Mackenzie McDonald. Un triplice 6-3 da parte del serbo, reduce dalla conquista del suo centesimo titolo in carriera a Ginevra. Nel prossimo turno per Djokovic ci sarà la sfida con il francese Corentin Moutet, match che vede ampiamente favorito il nativo di Belgrado, anche se sfidare un transalpino a Parigi nasconde sempre delle insidie.

Per Djokovic era un ritorno sul Philippe Chatrier dopo la vittoria dell’oro olimpico. Il serbo ha raccontato le sue emozioni al sito spagnolo PuntodeBreak: “Le emozioni che ho vissuto sono state molto belle. L’ultima volta che sono stato qui è stata per la finale dei Giochi Olimpici. È chiaro che quei bellissimi ricordi sono tornati alla mente. Ho avuto bisogno di un po’ di tempo per trovare il ritmo in campo, per colpire bene la palla e muovermi. Le condizioni erano piuttosto diverse da quelle di Ginevra. In generale, è stata una partita solida. Si può sempre migliorare, ma devo essere contento e soddisfatto per questo primo turno.”

Nel corso del match Djokovic ha polemizzato con l’arbitro a causa della mancata decisione di chiudere il tetto per la pioggia: “Stavo solo chiedendo quando avrebbero preso la decisione di chiudere il tetto, se l’avessero già presa e per quanto tempo saremmo dovuti rimanere a giocare sotto la pioggia. Quella è stata la mia prima domanda: quanto tempo giocheremo con la pioggia? Perché stava piovendo abbastanza forte, la superficie si era fatta umida e i rimbalzi erano irregolari. La prima informazione che mi ha dato il giudice di sedia è stata che avevano deciso di aspettare. Allora ho chiesto: chi sono loro’? Dove sono? Mi ha detto che i supervisori e gli altri avevano deciso di lasciarlo aperto”.

Ancora sulla polemica: “Anche McDonald si lamentava. Quando gli ho strappato il servizio sul 3-2, ha chiesto al supervisor perché non stessero chiudendo il tetto, e lui gli ha risposto che avrebbero aspettato un altro game. Era tutto piuttosto confuso, perché sembrava che dal radar risultasse che la pioggia sarebbe finita, ma non sembrava affatto così. A un certo punto, il supervisor mi ha detto che si stava giocando sui campi esterni nelle stesse condizioni”.

Sulla scelta di giocare a Madrid e non a Roma: “La decisione che ho preso è stata di giocare Madrid quest’anno invece di Roma. Non è la norma: se devo scegliere tra i due, normalmente scelgo Roma, perché a livello di calendario è più comoda. Tuttavia, quest’anno volevo giocare a Madrid. Non ci giocavo da tanto tempo. Non volevo giocare entrambi, anche perché ho partecipato a Montecarlo poco dopo Miami e forse non è stata la scelta migliore. Montecarlo è un posto in cui mi sento a casa e dove ho sempre la tentazione di giocare, per me è difficile rinunciare”.

Prima del Roland Garros, Djokovic è andato a Ginevra dove ha vinto il centesimo titolo della carriera: “Per quanto riguarda Ginevra non era nei piani del mio calendario, ma ne ho parlato con il mio team e abbiamo deciso di andare lì, perché avevo praticamente giocato solo due partite sulla terra battuta. Sono quel tipo di giocatore che ha bisogno di giocare un po’ di più per trovare il ritmo giusto sulla terra. Non mi viene in modo così naturale come ad altri. Arrivo al Roland Garros con una sensazione diversa rispetto a tre settimane fa. Vedremo fin dove posso arrivare qui, ma ho buone sensazioni”

 

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