Seguici su

Coppa del MondoSci AlpinoSport Invernali

Sci alpino, la stagione dell’Italia maschile. Aggrappata ancora ai senatori, il futuro di gigante e slalom preoccupa

Pubblicato

il

Dominik Paris
Dominik Paris/IPA Sport

Con lo slalom delle finali di Sun Valley è andata in archivio la Coppa del Mondo maschile di sci alpino ed è tempo di un bilancio per una squadra azzurra ancora aggrappata ancora ai suoi veterani, vere e proprie certezze, ma che fa preoccupa in un futuro molto vicino, con i dubbi su chi potrà e saprà prendere il testimone, con un ricambio generazionale che non c’è stato e con i giovani che al momento latitano.

Giusto dividere per scompartimenti questa stagione dell’Italia al maschile, mettendo da una parte la velocità e dall’altra le discipline tecniche. In discesa e superG l’Italia ha prima trovato un meraviglioso Mattia Casse, che finalmente ha coronato il sogno della prima vittoria in carriera, ottenuta poi sulle nevi di casa in Val Gardena, e poi si è affidata al suo grande capitano, quel Dominik Paris che si è acceso forse troppo tardi, ma che è comunque tornato sul gradino più alto del podio per due volte a Kvietfjell.

Una stagione che ha visto la Svizzera dominare praticamente ad ogni gara e non è stato facile per il resto del Mondo, con l’Italia che ci ha comunque provato, risultando la miglior nazione alle spalle dello squadrone elvetico. Senza l’infortunio patito a Kvitfjell, Mattia Casse si sarebbe probabilmente giocato il podio nella classifica di specialità in superG, mentre a Dominik Paris è mancata soprattutto la prima parte di stagione per essere tra i primi tre in entrambe le graduatorie, ma il finale di stagione ha ridato fiducia ed entusiasmo all’altoatesino, che il prossimo anno si gioca una chance olimpica importantissima sulla sua Stelvio a Bormio.

Si passa alle discipline tecniche e si comincia dal gigante. L’Italia deve dire grazie a Luca de Aliprandini per non essere finita molte volte nell’anonimato, come invece accaduto spesso in slalom (se ne parla in seguito). Il trentino si è trovato anche a lottare per la Top-5 nella classifica di specialità, mancando nelle ultime due gare e terminando così al decimo posto. De Aliprandini ha comunque mostrato una buona continuità di risultati ed al momento è l’unico azzurro che può davvero ambire a qualcosa in ogni gigante.

Dal gigante allo slalom il filo conduttore è Alex Vinatzer. Improvvisamente l’altoatesino ha bloccato la sua crescita in gigante, dopo che aveva mostrato segnali più che incoraggianti sul finire della scorsa stagione e all’inizio di questa (quinto a Soelden). Al blocco del gigante si sono aggiunte le ormai consuete difficoltà di continuità in slalom, alle quali si sono sommati i problemi fisici delle ultime settimane, che hanno peggiorato ulteriormente la situazione.

Il secondo posto a Kitzbuehel è una luce improvvisa in un buio nel quale l’Italia dello slalom maschile è piombata ormai da troppi anni; in una stagione dove in alcune circostanze il migliore è stato Stefano Gross, che a 38 anni ha messo fine alla sua carriera e al quale va detto un grazie enorme per essere stato un esempio fino all’ultimo giorno di gara. In slalom la sensazione è che ci sia veramente il vuoto. Più volte in questa stagione è capitato addirittura di non avere azzurri classificati al termine di uno slalom o ancora peggio di non avere nessuno presente nella seconda manche. Una stagione che ha visto anche l’addio del direttore tecnico Simone Del Dio, segnale davvero di un’incertezza e di una crisi profonda in una specialità nella quale l’Italia è stata superata persino dalla Gran Bretagna.

La situazione del gigante non è che sia molto più positiva, ma almeno qualche nome si può fare. Filippo Della Vite ha vissuto una stagione difficile, con l’infortunio prima di Soelden che ha decisamente rallentato tutto. Al bergamasco è mancata continuità e poi probabilmente anche la fiducia dopo una serie di risultati negativi. La carta d’identità comunque recita 23 anni e quindi c’è ancora tutto il tempo per provare a dare una svolta.

Giovanni Franzoni è forse l’uomo della speranza in chiave futura. Il bresciano ha sicuramente vissuto la miglior stagione della carriera, finalmente al completo, senza infortuni ed acciacchi vari. Un anno che può esserli servito per completare un processo di maturazione che era sicuramente stato stoppato nelle stagioni precedenti per i tanti problemi fisici avuti. Franzoni rappresenta il futuro dell’Italia nella velocità ed in superG vale già posizioni importanti, ma può anche essere un uomo da gigante, disciplina dove ha vinto anche un argento iridato juniores e che può essere nelle sue corde. Servirà un lavoro attento e preciso per non disperdere quello che al momento è forse l’unico vero talento cristallino dello sci maschile azzurro.