Tennis
Australian Open 2025: Alcaraz-Djokovic, non solo la supersfida nel martedì di Melbourne. Bolelli/Vavassori a caccia della semifinale

Secondo martedì in arrivo agli Australian Open, e sarà davvero parecchio il materiale d’uso in questa decima giornata del primo Slam dell’anno è davvero molto ampio. Soprattutto perché a stuzzicare la fantasia dei tifosi a Melbourne ci sarà il quarto di finale più atteso, quello tra Novak Djokovic e Carlos Alcaraz, che non è però l’unico confronto che vedremo sulla Rod Laver Arena quest’oggi.
Si partirà, infatti, con il singolare femminile, e con Coco Gauff che testerà le proprie ambizioni di fronte alla spagnola Paula Badosa. Ed è un accoppiamento che storicamente mette l’americana in difficoltà, cosa che è accaduta anche nel 2024, con Badosa a metà tra le difficoltà e la ricerca di una risalita. I precedenti totali sono sul 3-3, ma nel 2024 le due occasioni in cui è stata Gauff a prevalere hanno avuto molto di lottato. Considerato che il percorso delle due, per buona misura, non è stato poi il massimo della complessità (qualche rischio in più per Badosa nel terzo turno con l’ucraina Marta Kostyuk), è sì possibile immaginare Gauff favorita, ma non di tanto.
A seguire, ancora USA in campo, perché Tommy Paul si presenta di fronte ad Alexander Zverev con un crescendo di forma e, soprattutto, con un virtuale riposo alle spalle, considerando che contro lo spagnolo Alejandro Davidovich Fokina la partita di fatto non c’è mai stata. Il tedesco è chiamato a qualcosa di più rispetto a quanto già visto con il francese Ugo Humbert, perché siamo di fronte, potenzialmente, non al primo test (quello è stato Humbert), ma a un ostacolo ancora un po’ più alto. Come vedremo, qualora fosse il nativo di Amburgo a vincere, allora si potrebbero seriamente aprire le porte verso una prima finale a Melbourne, considerato cosa potrebbe uscire dal corrispondente quarto della parte bassa.
Prima di parlare del blockbuster della serata, però, c’è da accogliere una sessione serale che avrà in Aryna Sabalenka la giocatrice che la apre. La numero 1 WTA deve battere la russa Anastasia Pavlyuchenkova per avere la chance di confermarsi in vetta al ranking, poiché una sconfitta la porterebbe automaticamente dietro Iga Swiatek a fine torneo. Il lato particolare di questa storia è che l’ex finalista del Roland Garros (nel 2021), nonché ormai veterana del circuito, conduce per 2-1 nei precedenti, e una di quelle partite è proprio il terzo turno dello Slam parigino citato. Che, poi, è anche l’ultima occasione in cui le due si sono confrontate. Ora è chiaro che le carte si sono totalmente rimescolate a favore di Sabalenka, ma forse qualche grattacapo lo avrà. Il forse è dato dal fatto che, se la versione è quella vista contro Mirra Andreeva, c’è poco da fare per almeno 125 tenniste su 127 nel tabellone di qualsiasi Slam.
Infine, Alcaraz contro Djokovic, o Djokovic contro Alcaraz, ognuno la veda nel modo che preferisce. Il conto dei precedenti è presto detto: 4-3, con due delle tre vittorie di Alcaraz corrispondenti alle finali di Wimbledon e l’altra a Madrid 2022, mentre Djokovic ha vinto tutto il resto, dalle semifinali di Roland Garros e ATP Finals 2023 alle finali di Cincinnati e delle Olimpiadi tra 2023 e 2024. A inizio torneo si sarebbe dato indubbiamente favorito il murciano, sia per lo status acquisito che per i dubbi sul serbo e sulla sua collaborazione con Andy Murray. Andando avanti, però, il torneo ha svelato un sempre miglior Djokovic, mentre lo spagnolo ha dimostrato di non essere forse perfettamente a suo agio nell’innalzarsi del livello. Questo induce a pensare a una partita ricca di equilibrio, soprattutto se il 10 volte vincitore riuscirà a partire bene fin dai primi game (quello che gli è mancato a Wimbledon e che ha ritrovato alle Olimpiadi). Zverev potrebbe anche sorridere, qualora i due ingaggiassero una lunga lotta, e che possa andare oltre le quattro ore non è impossibile.
C’è poi da annotare il fatto che vedremo in campo anche Simone Bolelli e Andrea Vavassori nei quarti di finale del doppio, dove sono opposti alla coppia portoghese formata da Nuno Borges e Francisco Cabral. Non una delle più quotate, però va rimarcato come Cabral in doppio sia salito parecchio e Borges, quando ha potuto, gli ha dato man forte, perciò da sottovalutare in questo caso c’è ben poco. Vero è che i due azzurri, finora, nei momenti decisivi (leggere alla voce tie-break) hanno sempre avuto una piccola marcia in più. Piccola, ma sufficiente.