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Ciclismo

Moreno Moser: “Spero Vingegaard batta Pogacar al Tour. L’Italia rischia di aggrapparsi solo a Finn”

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Pogacar Vingegaard
Pogacar/Vingegaard/LaPresse

A Jesolo, in occasione dello Jesolo Bike Festival, abbiamo incontrato l’ex professionista Moreno Moser, dottore in design della comunicazione e voce tecnica di Eurosport al fianco di Luca Gregorio e Riccardo Magrini. Insieme a Moreno abbiamo parlato di questo 2024 e rivolto uno sguardo alla prossima stagione: “E’ stata una stagione dalle poche sorprese con i soliti corridori che hanno dominato, soprattutto Tadej Pogacar, sapevamo sarebbe andato forte ma l’ulteriore passo in avanti che ha fatto è stato spiazzante, e questo non è sempre un bene per lo spettacolo del ciclismo. Spero che Vingegaard possa batterlo l’anno prossimo al Tour per far sì che si riaccenda una bella sfida, quindi sogno un 2025 con il grande ritorno del danese che è l’unico che al momento può stare al passo di Pogacar“.

Pogacar secondo te ha raggiunto l’apice e dunque ora potrebbe calare un pochino, oppure continuerà ancora a lungo ad avere questo margine sugli avversari?

“Non so se può ancora crescere dopo essere arrivato a questo livello, spero che Pogacar possa rimanere a questo livello e avere degli avversari che si avvicinino sempre di più”.

Secondo te Evenepoel sarà mai competitivo in salita a tal punto da giocarsela alla pari con Vingegaard e Pogacar?

“In uno scontro diretto la vedo dura, penso che l’unico che possa battere lo sloveno è Vingegaard”.

Tiberi, Pellizzari, Piganzoli: in prospettiva futura, chi secondo te potrà ottenere i risultati migliori tra i tre? E che tipo di risultati?

“Tutti e tre promettono bene. Piganzoli l’ho visto al Giro dell’Emilia lottare con corridori di altissimo livello e nel complesso ha fatto un’ottima stagione. Piganzoli e Pellizzari sono state le due sorprese più belle di questa stagione per il movimento italiano. Tiberi per me è già una certezza, ha dimostrato di essere solido, ed è al momento ad un livello superiore rispetto a Piganzoli e Pellizzari. Antonio è a un buon livello, è un corridore che può dare delle buone certezze di centrare una top10 in un Grande Giro, tolti i fenomeni di cui si parla sempre. Secondo me tra un paio di anni può anche puntare a vincere un Grande Giro, laddove non ci sono Pogacar e Vingegaard”.

Cosa ti aspetti invece da Lorenzo Finn? 

“Non lo conosco bene come corridore, ma sicuramente pedala bene. E’ uno di quei pochi corridori italiani che per il futuro può farci ben sperare, ma il rischio è che avendo pochi corridori promettenti ci si aggrappi solo a lui”.

Il problema serio è che le squadre development World Tour stanno portando sempre più le Continental e Professional italiane a sparire. Ha lasciato anche una compagine storica come la Zalf Euromobil. Di questo passo il rischio dell’Italia è di avere sempre meno giovani e praticanti?

“Credo di sì, è normale che sia così. In un movimento nel quale non ci sono grandi sponsor o squadre di spicco il problema ricade alla base. Credo ci si possa fare ben poco, il problema è molto grosso e principalmente economico. Senza i grandi sponsor che investono, come un tempo c’erano Mapei o Liquigas, è difficile avere un faro di quel tipo. Le squadre Devo delle formazione World Tour è normale che siano molto più attrezzate rispetto alle squadre dilettantistiche italiane. Dispiace vedere una squadra come la Zalf crollare, si porta via un pezzo di ciclismo italiano che ha fatto la storia tra i giovani; e poi credo anche che per un giovane essere in una squadra di sviluppo di una World Tour possa essere motivo di più orgoglio, nel sentirsi parte di qualcosa di grande”.

Milan per te deve specializzarsi nelle volate come Cipollini e Petacchi oppure ha il dovere di provarci per Fiandre e Roubaix? Ne ha le capacità secondo te?

“Penso che in realtà non abbia bisogno di scegliere. Le potenzialità per vincere una corsa come il Fiandre, la Roubaix o la Sanremo, le ha. Milan è un corridore che ha tanto motore e quindi non credo abbia il bisogno di specializzarsi; può provare a cimentarsi senza ricercare una specializzazione, che poi è quello che fa anche un corridore come Philipsen. Essere un velocista puro e basta rimane un po’ riduttivo per un corridore come Milan. Tadej ha fatto sicuramente da traino portando il movimento a non essere così specializzato, ma ha dimostrato che si può andare sempre forte e su svariati terreni”. 

Da quale italiano ti saresti aspettato di più in questa stagione?

“Per come aveva cominciato quest’anno la stagione, e andava davvero forte, direi Ciccone. E’ un corridore che stimo molto e che potrebbe raccogliere dei grandi risultati, ma su tutti direi Bagioli che è stata la grande mancanza di quest’anno. Andrea ha dimostrato di avere dei grandi colpi di classe, magari tornerà ai suoi livelli la prossima stagione. Le mie non vogliono essere critiche, sono stato anche io corridore, e so cosa vuol dire quando non si riesce a trovare il giusto colpo di pedale, non sempre è facile capire il motivo”. 

E invece da chi ti aspetti qualcosa l’anno prossimo?

“Forze da Pellizzari, da lui mi aspetto la costanza e il salto di qualità per essere competitivo, almeno nelle fasi cruciali, in maniera solida con i migliori”.

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