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Ciclismo

Giro d’Italia 2024: vittoria d’ufficio per Tadej Pogacar? Ma anche l’Italia torna ad avere ambizioni…

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Pogacar
Pogacar / Lapresse

Mancano ormai 13 giorni all’apertura del Giro d’Italia 2024 che scatterà da Venaria Reale. Mai come in questa edizione emerge un favorito chiaro, netto e potenzialmente inattaccabile: Tadej Pogacar. Lo sloveno sarà l’unico dei fuoriclasse attuali da corse a tappe presenti alla Corsa Rosa: il connazionale Primoz Roglic ed il belga Remco Evenepoel, in recupero dagli acciacchi del Giro di Catalogna, avevano messo il mirino sul Tour de France, mentre sul fenomeno danese Jonas Vingegaard vige un grande punto interrogativo sul prosieguo di stagione, con un recupero che si annuncia piuttosto lungo e non necessariamente sarà terminato in tempo utile per la Grande Boucle.

Tra i quattro corridori sopracitati ed il resto del mondo al momento esiste un divario enorme, probabilmente anche di tre categorie: fanno proprio uno sport a parte. Potenzialmente Pogacar, se volesse, potrebbe indossare la maglia rosa già alla prima tappa, perfetta per le sue caratteristiche da scattista, per poi iniziare a rifilare i primi distacchi il giorno dopo ad Oropa. Se volesse, il classe 1998 potrebbe tenere indosso il simbolo del primato dalla prima all’ultima frazione: l’ultimo a riuscirci fu Gianni Bugno nel 1990. Da capire se sarà questo l’obiettivo dello sloveno oppure se, per non sovraccaricare troppo di lavoro la squadra, lascerà nel caso evadere una fuga per ‘perdere di proposito’ la maglia rosa: il ciclismo moderno è ormai anche questo.

Scorrendo l’elenco dei partecipanti, non si intravede chi possa anche solo fare il solletico al favorito n.1: di sicuro non il quasi 38enne Geraint Thomas, nonostante gli oltre 70 km a cronometro (specialità dove Pogacar va comunque forte…), il veterano francese Romain Bardet, il colombiano Daniel Martinez o l’emergente belga Cian Uijtdebroeks. Sulla carta il capitano della UAE Emirates potrebbe infliggere distacchi siderali alla concorrenza, quantificabili in manciate di minuti, sebbene sia presumibile che, dopo aver costruito un vantaggio rassicurante, possa gestire le forze e risparmiarsi in vista del Tour de France.

Dunque vittoria del Giro d’Italia 2024 già assegnata d’ufficio? Occorre essere franchi: senza imprevisti di sorta (cadute, malanni, crisi giornaliere, etc.), non si vede come lo sloveno possa non celebrare il trionfo presso i Fori Imperiali a Roma. Tuttavia sappiamo come in una corsa a tappe di tre settimane gli inconvenienti siano sempre dietro l’angolo. Dunque il tema, sostanzialmente, sarà il seguente: se Pogacar sarà bravo a stare alla larga dalle cadute e da malattie di vario generale, allora il resto della concorrenza dovrà accontentarsi di lottare per il secondo posto.

Se pensare di battagliare con Pogacar supera di molto i confini dell’utopia, l’Italia può comunque sperare di recitare un ruolo da protagonista in classifica dopo alcuni anni di oblio. Qualcosa finalmente si muove tra i giovani. Antonio Tiberi, atteso da diverse stagioni come possibile uomo da corse di tre settimane, sta finalmente sbocciando, come testimonia il terzo posto al Tour of the Alps. Chiaramente per il laziale si tratterà del primo Giro d’Italia affrontato da capitano, peraltro al debutto nella Corsa Rosa. Sarebbe sbagliato chiedergli subito un podio, perché la sua tenuta nella terza settimana sarà tutta da valutare. Tuttavia il ragazzo ha mostrato buone doti in salita, senza dimenticare che la cronometro è una specialità che ama da sempre, essendosi anche laureato campione del mondo da juniores: immaginarlo come un possibile candidato per la top5 non è reato. Inoltre Tiberi avrà in squadra anche il veterano Damiano Caruso, quarto lo scorso anno e sempre da considerare per un piazzamento tra i primi 10. Probabilmente non è ancora pronto per fare classifica, tuttavia possiamo attenderci spunti interessanti da Giulio Pellizzari, scalatore della Bardiani che al Tour of the Alps ha destato veramente un’ottima impressione: rispetto a Tiberi è più scalatore, ma a cronometro c’è da lavorare e in questa edizione potrebbe pagare dazio. Infine andrà monitorato anche Davide Piganzoli, altro giovane prospetto con qualità importanti, sebbene al momento più indietro rispetto ai connazionali. E attenzione che nella categoria juniores c’è fermento: chissà che da qui non possano nei prossimi anni arrivare altri due ottimi corridori da corse a tappe (i lettori più attenti probabilmente sanno di chi stiamo parlando)…Insomma, diciamolo sottovoce, ma il ciclismo italiano inizia finalmente ad intravedere la luce in fondo ad un interminabile tunnel in cui era sprofondata nel post-Vincenzo Nibali.