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Sinner perfezionista: “Devo migliorare al servizio. Ho un super papà, è speciale averlo qui”

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Jannik Sinner
Sinner / Lapresse

Jannik Sinner si è qualificato con grande disinvoltura alle semifinali del Masters 1000 di Indian Wells. Il tennista italiano ha surclassato il ceco Jiri Lehecka in un incontro a senso unico, si è imposto con il netto punteggio di 6-3 6-3 e si è così guadagnato il diritto di proseguire la propria avventura sul cemento statunitense. Il fuoriclasse altoatesino ha dettato legge contro l’insidioso ceco, che nei giorni precedenti aveva battuto due big come il russo Andrey Rublev e il greco Stefanos Tsitsipas.

Jannik Sinner ha così ritoccato la propria striscia di vittorie consecutive (19, 16 in questa stagione) e sabato tornerà in campo per fronteggiare il vincente del confronto tra lo spagnolo Carlos Alcaraz e il tedesco Alexander Zverev: sarà già numero 2 al mondo nel caso in cui si trovasse al cospetto del teutonico, altrimenti sfiderà proprio l’iberico in un autentico spareggio per la seconda piazza nella graduatoria internazionale alle spalle del serbo Novak Djokovic.

Jannik Sinner ha espresso tutta la propria soddisfazione al termine dell’incontro: “Sono soddisfatto perché al mattino c’è sempre vento ed è stato difficile gestirlo nel primo set. Lehecka è incredibile e ha un potenziale enorme, io sono contento perché ho ripetuto la semifinale dell’anno scorso, è uno dei tornei più importanti dell’anno e sono molto contento“.

L’azzurro si è soffermato sul proprio servizio: “Ci sono dei giorni in cui servo molto bene e altri in cui faccio più fatica, oggi nel secondo set la percentuale non è stata così elevata e devo migliorare. Questo è il modo giusto per procedere, sarà uno dei miei colpi migliori perché puoi gestirlo in autonomia“.

Un passaggio anche sul papà, presente a Indian Wells: “Per me è speciale averlo qui, in passato non ho avuto tanto tempo per stare con lui, è uno chef incredibile ma è un super papà ed è la cosa più importante. Mi ha dato qualche dritta sul campo quando ero piccolo, mi ha detto che era importante avere il giusto movimento più che pensare a dove andava la palla“.