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Perché Matteo Berrettini non giocherà le qualificazioni a Indian Wells? I motivi della scelta

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Matteo Berrettini
Berrettini / LaPresse

Non sarò a Indian Wells, mi sono preso queste settimane per stare al meglio possibile e non sarà una settimana in più o in meno a cambiare le cose. Poi giocherò a Miami e la stagione sulla terra“. Sono queste le parole di Matteo Berrettini in una conferenza, via Zoom, a cuore aperto e nella quale il tennista romano ha spaziato su molti temi, tra cui anche la chiusura della sua relazione con Melissa Satta.

Un Berrettini che vuole tornare a giocare e farlo con continuità, ma perché la decisione di non andare a Indian Wells (6-17 marzo), avvalendosi della regola del ranking protetto, e invece di andare a Phoenix e disputare un Challenger175 (12-17 marzo)? 

L’intenzione è quella anzitutto di fare più partite possibili, di qui la decisione di partire da un torneo di un rilievo un po’ più basso rispetto a quello californiano, ma non di molto, dal momento che notoriamente i giocatori sconfitti ai primi turni del 1000 di Indian Wells giocano in Arizona. Un modo anche per sfruttare poi la regola del “Protected Ranking” per il Masters1000 di Miami, partendo dalla porta principale, avendo messo in serie (si spera) qualche match.

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Ricordiamo che anche l’anno scorso Matteo, sconfitto dal giapponese Taro Daniel in California, decise proprio di disputare il torneo a Phoenix in cerca di sensazioni migliori. Si vuol replicare, con l’obiettivo di incamerare un po’ di fiducia, anche se chiaramente non sarà facile.