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Biathlon, Tommaso Giacomel vuole far breccia nell’elite. “Mr. Madness II” pronto a sfidare la spietata concorrenza

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Tommaso Giacomel

Dario Puppo, che il biathlon in Italia lo racconta dal secolo scorso, aveva coniato un nomignolo emblematico per Vladimir Dratchёv, soprannominandolo “Mister Madness”. La ragione era il suo approccio al poligono, all’epoca considerato estremo per velocità di esecuzione. Riguardare le sue sessioni di tiro con gli occhi di oggi farebbe sorridere, perché i tempi sono davvero cambiati (in tutti i sensi). Però ogni cosa va inserita nel proprio contesto storico; e il russo sparava con una rapidità inconsueta.

Quando Dratchёv era al suo apice, Tommaso Giacomel non era ancora nato. Dal canto suo, Dario Puppo è ancora il timoniere della nave che trasporta gli appassionati di biathlon italiani. Un bastimento i cui passeggeri sono aumentati notevolmente da quando il viaggio è iniziato, soprattutto grazie alle imprese dei tanti protagonisti (azzurri e non) succedutisi nel corso degli anni. Siamo ormai giunti a una nuova generazione e si può affermare di aver trovato “Mister Madness junior” o “Mister Madness II”.

Si parla, ovviamente, del succitato Giacomel. Classe 2000 e uno degli astri nascenti livello globale. Lo dimostrano i risultati dello scorso anno, al termine del quale ha ceduto solo in volata al coetaneo Niklas Hartweg il trofeo dedicato agli under-25. La crescita evidenziata dal trentino è stata lampante. Un podio, seppur ottenuto in una gara con tante assenze, e altri quattro piazzamenti tra la quinta e la sesta posizione testimoniano un’ascesa marcata. L’azzurro è assurto al ruolo di leader del movimento italiano e bussa alla porta del Gotha della disciplina.

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Entrarci, nell’élite assoluta del biathlon, non sarà facile. La concorrenza è spietata e i posti sono, per definizione, pochi. I russi saranno anche esiliati; ma tra norvegesi, francesi e svedesi, di gente agguerrita ce n’è comunque davanzo. Però Giacomel è lì, pronto a giocarsi le sue carte con un approccio al tiro da “o tutto o niente”. Così è impostato e così va preso.

Dove porterà questa politica è impossibile dirlo, solo Dio lo sa. Il Dratchёv di cui sopra, ideale papà agonistico del trentino, si è tolto soddisfazioni importanti. Una Sfera di cristallo, due ori iridati e 15 vittorie complessive in Coppa del Mondo nell’arco di quasi un decennio. Ci sarebbe da firmare con il sangue, se qualche entità superiore in grado di modificare il corso degli eventi proponesse a Giacomel di fare altrettanto.

Tali dinamiche appartengono solo alla narrativa. Nella realtà, la grandezza agonistica di ognuno è costruita dal talento e dalle circostanze. Il ventitreenne azzurro ha le qualità per raggiungere i traguardi più ambiti, già a partire dall’inverno 2023-24. Magari non si parla di classifica generale, ma il primo successo della carriera nel massimo circuito e/o una medaglia iridata non sono obiettivi utopici. Tutto dipenderà da come si incastreranno le innumerevoli variabili da cui è composta una gara di biathlon.

Servirà un pizzico di fortuna, inutile nasconderlo. Tuttavia, come si suole dire, la “fortuna aiuta gli audaci”. In tal senso, l’audacia a Tommaso proprio non manca.

Foto: Fisi-Pentaphoto