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ATP Finals 2023: Sinner insegue l’ultimo capolavoro, Djokovic può migliorare il record di Federer

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Da una parte la gloria nascente d’Italia, il giocatore che più di tutti ha fatto capire, nel 2023, che è pronto per i più grandi palcoscenici dopo che aveva vissuto un 2022 da tregenda e, nonostante questo, aveva raccolto tre quarti negli Slam. Dall’altra mister 24 Slam, un giocatore che a 36 anni ha ancora voglia di record e che ora punta al sorpasso (uno dei molti) su Roger Federer. Jannik Sinner contro Novak Djokovic, ore 18:00, Pala Alpitour. Lo spettacolo è questo, lo spettacolo è qui, a Torino.

Il serbo tenterà di compiere qualcosa che nella storia delle Finals è già capitata 11 volte: superare nell’ultimo atto lo stesso giocatore dal quale era stato sconfitto nel girone. Un’evenienza per lui già nota, perché nel 2015 l’aveva messa a segno contro Federer, ma nella quale si è trovato anche dall’altra parte (contro Zverev nel 2018). Oggi, comunque, il suo tentativo è di andare a quota 7 titoli, come mai nessuno è ancora riuscito a fare nella storia del torneo dei migliori otto e staccando Roger Federer.

Dall’altra parte c’è una speranza grande che accompagna, e ha accompagnato, l’intera settimana torinese. Un grido che si è alzato fin dal primo giorno, dalla prima domenica, e poi si è propagato sempre di più. Sentiremo senz’altro “Olè, olè olè olè, Sinner, Sinner” ancora per tanti anni a venire a Torino o al Foro Italico di Roma, o nelle occasioni in cui all’Italia sarà concesso di giocare in casa in Coppa Davis, con o senza l’attuale format (che, a proposito, è stato rinnovato: potere della conferma di Haggerty alla presidenza ITF).

ATP Finals, Sinner non ha concesso break a Medvedev pur servendo meno del 60% di prime

Jannik Sinner ha permesso all’Italia e agli italiani di scoprire, o riscoprire, un tennis che dalle nostre parti aveva comunque avuto tanti picchi negli ultimi anni. Tra uomini e donne, dal 2006 ad oggi, molto è accaduto: le quattro Fed Cup, le stagioni di Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci con tre finali in serie al Roland Garros dal 2010 (vinta da Schiavone) al 2012 e quella, memorabile, tutta italiana agli US Open 2015 (Pennetta-Vinci). E poi sono arrivati gli uomini, che in cinque anni hanno ridato un posto centrale all’Italia in chiave ATP. Punto massimo, finora: la finale a Wimbledon di Matteo Berrettini.

Tutto questo oggi può essere migliorato, perché Sinner ha la chance di conquistare il trofeo più prestigioso dal 1976 per l’Italia. E 1976 significa Adriano Panatta. Un sogno che, però, passa dall’uomo che ieri ha letteralmente disposto con facilità estrema di Carlos Alcaraz, con il murciano a chiudere un torneo nel quale non è mai apparso realmente brillante. Servirà ancora una volta la miglior versione di Jannik, quella che in questo finale di 2023 ha messo le gerarchie del tennis sotto una luce nuova.

La storia dice che dal 2002 non si affrontavano il numero 1 e 4 del torneo (vinse allora Hewitt in cinque set su Ferrero) e la sola altra occasione in cui ciò si era verificato è quella del 1990, con Agassi a prevalere su Edberg.

Foto: LaPresse