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Formula 1

F1, ad Austin la Ferrari prende l’ennesimo granchio. Le lezioni del passato non hanno insegnato nulla?

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Charles Leclerc

Per qualche settimana, la Ferrari si è meritata complimenti e lodi. Soprattutto sulla fiducia e d’incoraggiamento in vista del 2024. Si è assistito a un progresso prestazionale su alcuni tracciati particolari (Monza e Singapore), ma soprattutto la Scuderia di Maranello aveva smesso di sbagliare, massimizzando il proprio potenziale. Almeno fino a ieri, quando ha preso un granchio clamoroso.

La decisione di puntare sulla strategia a sosta singola con Charles Leclerc è inspiegabile. D’accordo che se si insegue e si vuole provare a far saltare il banco è doveroso provare a sparigliare le carte. Però bisognerebbe farlo con cognizione di causa, cercando di capire dove e come è possibile muoversi in maniera differente rispetto a tutti gli altri.

Al diciottesimo Gran Premio stagionale, dovrebbe essere assodato che la SF-23 non è propriamente la monoposto più gentile con gli pneumatici nel panorama contemporaneo. Anzi, diciamo pure che la Rossa di questa stagione è una delle auto in griglia più scorbutiche e ostili alle Pirelli, sovente maltrattate dall’attuale vettura, che le stressa molto più di quanto si dovrebbe.

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Proprio per questo la scelta di puntare sul pit-stop singolo è apparsa sconcertante. Difatti si è rivelata completamente sbagliata, perché il povero Leclerc si è trovato in balia degli avversari, perdendo l’opportunità di lottare per il podio. Si ragiona in linea di principio, sia chiaro, perché poi la squalifica del monegasco avrebbe vanificato qualsiasi suo sforzo.

Alla fine, quel podio gettato alle ortiche con il ventiseienne del Principato è comunque giunto a tavolino con Carlos Sainz, ma non certo per merito, bensì solo perché Lewis Hamilton è stato a sua volta tolto di classifica a causa dell’eccessiva usura del fondo della sua Mercedes.

Un risultato fortunoso che non va a cambiare la sostanza dell’accaduto. Se si vuole davvero tornare a lottare per il Mondiale, oltre a una monoposto degna del titolo, è indispensabile evitare svarioni sul piano strategico, senza effettuare voli pindarici o colpi di testa. Ci sta prendersi un rischio, ma deve essere calcolato.

Ora come ora conta poco, il 2023 è ormai dead rubber, come direbbero gli anglosassoni. Però, se lo si vuole prendere come un test in vista del 2024, il GP di Austin dovrebbe insegnare un’altra lezione. L’ennesima. Per crescere, le lezioni bisogna però assimilarle, non ricadere nei soliti errori.

Risultato fortunoso si è detto. In effetti un proverbio recita “La fortuna aiuta gli audaci”. Mettiamola così, a Maranello hanno avuto l’audacia di puntare sulla sosta secca con Leclerc e sono stati premiati dalla sorte in tutt’altro modo.

Cerchiamo di vederla sotto questa luce, perché se qualcuno volesse essere cattivo bisognerebbe scomodare un aforisma di Anthony Bourdain: “Dio aiuta gli stupidi e gli ubriachi”. Però, a che serve essere cattivi in questo mondo già avvelenato a sufficienza? Siamo alla fine di una stagione dai giochi già fatti. Si respira un perenne clima da “ultimo giorno di scuola” e ci si può permettere qualche frizzo più del solito.

Foto: LiveMedia/Dppi/DPPI