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US Open 2023: Sinner sereno, Arnaldi d’autore, Bronzetti conferma. L’azzurro splende, ma c’è l’ombra del guaio a Berrettini

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Jannik Sinner

Non erano pochi a prevedere che, nella quarta giornata degli US Open, si sarebbe potuto registrare un 4/5 in chiave italiana tra uomini e donne. Speranze peraltro fondate (e con un’evidente certezza di base, quella data dal derby Sinner-Sonego), un po’ per gli accoppiamenti, un po’ per le speranze riposte negli azzurri rimasti.

Proprio il derby ha chiarito una cosa, se mai ci fosse bisogno di chiarirla: Jannik Sinner è da corsa. Lorenzo Sonego semplicemente non ha potuto niente contro questa versione dell’altoatesino, che ha trattato i primi due turni quasi come ordinaria amministrazione, e ha trasformato un avversario come il torinese che, dopotutto, poteva essere (e spesso è) un’insidia in un impegno da due ore come ce ne sono tanti negli Slam per i big. Ora c’è Stan Wawrinka: allo svizzero si lega la suggestione dell’esordio Slam proprio sul Louis Armstrong Stadium, in una partita che quasi portò al quinto set (e per allora era notevole, considerato l’immenso gap d’esperienza tra i due). Ora, però, i rapporti di forza sono invertiti. Sebbene ancora ottimo giocatore sul veloce, il tre volte vincitore Slam gli anni che passano li sente. Nondimeno, il numero 1 d’Italia sembra davvero aver inserito il pilota automatico ed è difficile che lo tolga per un bel po’.

Non era scontato che ce l’avrebbe fatta, ma ci si sperava. E lui ce l’ha fatta. D’autore, dopo quattro ore, con la voglia di chi è riuscito a emergere dopo esser stato meno atteso rispetto ad altri giocatori sui quali si è spesso scritto di più. Matteo Arnaldi, silenziosamente ma inesorabilmente, è per la prima volta al terzo turno in uno Slam. E anche il nome del battuto è significativo, perché si dipinge un validissimo futuro anche per il francese Arthur Fils. Il ventiduenne sanremese ha avuto un grande merito, quello di non avere nessun timore, neanche quando da 2-0 avanti nel primo set è finito sotto 5-2, il che avrebbe potuto far presagire un Fils in controllo. Non solo non è stato così, ma da allora nei momenti importanti Arnaldi ha sempre messo una marcia in più, se si eccettua il passaggio a vuoto del finale di quarto set. Cancellato rapidamente, di grande personalità, con l’inizio del quinto. L’Italia ha senz’altro trovato un ottimo giocatore, che ora potrà affrontare il britannico Cameron Norrie con tanta libertà d’animo. E, soprattutto, con la certezza di poter giocare i prossimi tornei potendo scalare ancora la classifica.

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C’è poi il capitolo di Lucia Bronzetti: è riuscita a sfruttare il momento molto negativo della ceca Barbora Krejcikova allungandola e, non contenta, è riuscita a rendersi sostanzialmente invalicabile per la tedesca Eva Lys. Fino a pochi mesi fa, quando i risultati faticavano tantissimo ad arrivare, sarebbe stato difficile per molti pronosticarle un terzo turno a New York. Ma lei è così: non si abbatte, sa che prima o poi l’occasione buona arriverà. Ed è diventata la prima azzurra da sette anni a questa parte ad andare tanto avanti a New York; l’ultima era stata Roberta Vinci, quando “chiuse” idealmente il periodo d’oro del tennis femminile italiano raggiungendo i quarti nell’edizione 2016. Da un mare all’altro, in sostanza, perché se Arnaldi s’affaccia sulla Liguria, Bronzetti guarda sull’Adriatico. E guarda a Oriente anche per l’avversaria, quella Qinwen Zheng che ha vinto quest’anno a Palermo. Il mondo ha ragione di dare credito alla ventenne cinese, che peraltro ha vinto l’unico precedente, ma per entrambe si tratta di un’occasione importante. E non è detto che, in casi come questo, il risultato sia quello creduto in origine.

Tre belle vittorie, tre storie da raccontare, in sostanza. La quarta, invece, forse non si sarebbe scritta lo stesso. Ma fa male, fa molto male. Perché la sfortuna di Matteo Berrettini, a prescindere dal fatto che l’altro Arthur francese che sfidava un Matteo oggi, Rinderknech, gli avesse tolto praticamente tutte le armi con una lettura tattica della partita di primo livello, è troppa. Adesso ci si è messa anche la caviglia che si gira nel tentativo di andare in recupero a sinistra. Oggi più che mai di classifiche, di punti, di tante cose non è davvero il caso di parlare, perché conta ancora una volta stare vicino all’uomo. E l’uomo ha già raccontato che cos’è successo quando si è ritrovato a vivere una situazione che non è la sua, a stare lontano da quello che è il suo mondo. L’unica speranza è che questo problema alla caviglia sia meno impattante di quanto sia apparso dal vivo. Perché il romano può ancora dare tanto a questo sport.

Nulla da fare, invece, per Martina Trevisan: si sapeva che sarebbe stato un compito complicato il suo, contro la ceca Marketa Vondrousova. La campionessa di Wimbledon è forse una delle giocatrici più da corsa dell’intero tabellone femminile, e non ci sarebbe da sorprendersi nel trovarla molto avanti. La vittoria ai Championships le ha semplicemente dato un’altra fiducia: qui peraltro neanche s’è spesa troppo, ha lasciato fare la toscana che l’ha di fatto spedita al terzo turno. All’atto pratico è andato tutto come da previsioni.

Continuano i parecchi problemi che riguardano la salute di alcuni giocatori. In questi giorni di episodi strani, particolari se ne sono visti tanti. Ieri si è aggiunto alla lista Hubert Hurkacz. Nessuno ricorda, a memoria d’uomo, il polacco soffrire quanto ieri, nel match perso contro il britannico Jack Draper. Sofferenza tale fino al punto di mettersi l’asciugamano sopra la testa e non farsi vedere, stile fantasma. La vera domanda è, in questo caso: cosa sta succedendo a New York? Forse uno dei davvero pochi argomenti della quarta giornata, data la scarsità di sorprese. Tra queste, l’uscita di scena di Karolina Pliskova: al netto di qualsiasi altra cosa, è certo che solo due o tre anni fa con la francese Clara Burel non avrebbe mai perso. Potrebbe anche essere, questo, sintomatico di una parabola discendente. Nel frattempo ha salutato il tennis John Isner (prima da solo e poi con Jack Sock in doppio; quest’ultimo ha anche giocato in misto con Coco Gauff ancora successivamente), mentre Sebastian Baez continua a vincere. L’argentino è a quota 12 vittorie consecutive. Ora c’è Medvedev per lui.

Foto: LaPresse