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Ryder Cup 2023: il percorso e le 18 buche del Marco Simone Golf & Country Club

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Marco Simone Golf & Country Club

Da venerdì si comincia: la Ryder Cup per la prima volta approderà in Italia, al Marco Simone Golf & Country Club di Guidonia Montecelio, appena a est di Roma. Il nostro Paese attende l’occasione di una vita: andiamo a scoprire meglio il percorso che monopolizzerà tante cronache da qui a pochi giorni.

BUCA 1 (par 4, 407 metri): chi ha potuto visitare l’Open d’Italia a maggio ha indubbiamente notato la costruzione delle tribune: sono una caratteristica irrinunciabile di ogni prima buca della Ryder, con il pubblico presente in abbondanza già all’alba. Leggero destra-sinistra prima di arrivare al green: la vera difficoltà è che si va in salita. Si può giocare dal tee shot su uno dei due bunker ai lati, in particolare quello di sinistra è non facile, ma indicato.

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BUCA 2 (par 4, 463 metri): qui ci sono diversi bunker Il ferro lungo per l’approccio vale se il primo colpo è andato bene (cioè se il bunker centrale è stato superato, l’obiettivo di molti qui). Attenzione al bunker a sinistra a 40 metri dal green.

BUCA 3 (par 4, 414 metri): dogleg a sinistra, molti cercheranno indubbiamente di tagliare (evitando il rough) per avere un ferro più corto verso il green. Che è la vera parte complessa, essendo molto ondulato a livello di pendenze. Solo l’11,6% dei giocatori fa birdie qui.

BUCA 4 (par 3, 172 metri): Due le scelte: sfidare i bunker a destra oppure giocare un approccio più sicuro verso sinistra. Come si direbbe in chiave inglese, questa buca è “tricky”.

BUCA 5 (par 4, 344 metri): primo ostacolo d’acqua, qui a sinistra del fairway e anche parecchio insidiosa per chi vuole andare da quella parte (difatti è preferibile, e ampiamente preferito, a destra); il green ha un bunker non facile davanti.

BUCA 6 (par 4, 348 metri): se si va lunghi col primo colpo è una buca che può regalare il green al secondo, se si preferisce la cautela a centro fairway c’è qualche problema in più. Non è una buca così difficile, ma solo se si evitano i bunker di fronte e a destra del green.

BUCA 7 (par 3, 203 metri): se la bandiera è nella parte più vicina al tee shot del green, allora si può usare un ferro medio, altrimenti è necessario il lungo perché c’è un problema di pendenza che va risolto qualora, nel caso, si vada corti. Il 32,8% dei giocatori, qui, finisce per fare bogey.

BUCA 8 (par 5, 480 metri): è il primo par 5 del secondo, ed è anche una vera sfida perché l’ostacolo d’acqua è posizionato bene a sufficienza per dare due scelte: o si passa sopra l’acqua (con rischio di bunker davanti al green), oppure si gira intorno.

BUCA 9 (par 5, 537 metri): si ritorna praticamente dietro alla buca 1, dato che questa si trova a poche decine di metri. Ci sono ben sette bunker. Necessario arrivare in due colpi al green, senza dimenticare che c’è sempre l’acqua tutta a sinistra.

BUCA 10 (par 4, 414 metri): si trova di fianco alla 18, ma in questo caso si va in salita (un po’ come alla 1). Soprattutto verso destra del green la pendenza è un rischio. Le scelte per arrivare, appunto, al green sono diverse: quella più propria dell’élite che è la Ryder è drive-ferro medio.

BUCA 11 (par 4, 301 metri): a qualcuno sarebbe piaciuto piazzare la palla in green direttamente col primo colpo, ma è un obiettivo non facile da raggiungere. Qui il green è veloce, e può essere un problema per chi non gradisce.

BUCA 12 (par 5, 499 metri): assolutamente complesso cercare l’eagle (al massimo con il secondo colpo da sinistra si può tentare qualcosa), molto più facile avere ragione senza difficoltà dei tre bunker davanti al green.

BUCA 13 (par 3, 137 metri): l’avviso unico è: non andare a sinistra! Lì, infatti, oltre all’albero ci sono delle pendenze complicatissime per risalire il green (senza contare che riemergere da quell’erba alta è come minimo complicato).

BUCA 14 (par 4, 465 metri): la reale problematica qui è degli alberi, tantissimi a sinistra. Non è un caso che questa sia la seconda più difficile buca del percorso, con le difficoltà sia nel superare il bunker a sinistra dal tee shot che di tenere una buona media andando a destra.

BUCA 15 (par 4, 438 metri): questa volta tee shot rialzato con traiettoria preferibilmente da mandare a destra. Si tratta del green più difficile da trovare una volta giunti in fairway: qui il green in regulation è appena del 40,7%. I putt corti sono però più semplici della media mondiale.

BUCA 16 (par 4, 277 metri): negli ultimi due anni soltanto il 2,7% dei giocatori, all’Open d’Italia, ha spedito la palla in green con il primo colpo. C’è l’acqua a destra che è molto problematica, come lo è il corso d’acqua davanti al green. Morale della favola: si può volere deliberatamente l’approccio in due colpi senza rischiare.

BUCA 17 (par 3, 188 metri): in molte occasioni questa buca si potrebbe finire per non vederla, perché dal 1985 solo il 59,3% dei match è giunto alla 17. Qui finire in acqua, banalmente, vuol dire rischiare il doppio bogey; bisogna arrivare in green e con precisione.

BUCA 18 (par 5, 546 metri): largo fairway, bunker sui due lati, percorso in discesa, buca più lunga del percorso. Tendenzialmente si arriva al green in tre colpi, ma in condizioni favorevoli ne possono bastare due. Qualcuno è finito in acqua a sinistra del green. Però, di media, l’arrivo alla 18 in Ryder Cup avviene poco meno del 40% delle volte.

Foto: LiveMedia/Fabrizio Corradetti – LivePhotoSport.it