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Tennis, Matteo Arnaldi è la tipologia di giocatore che mancava all’Italia

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Il tennis italiano ha ormai i suoi precisi identikit. Nutriamo grandissime speranze che il talento di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti riesca ad emergere fino ad un grande successo, incrociamo le dita per Matteo Berrettini e Fabio Fognini per tornare ai livelli che a loro competono, ci esaltiamo con la garra leonina di Lorenzo Sonego. E intanto, da dietro, inizia a sgomitare una nuova figura, una tipologia di giocatore che forse, fra tutte, mancava nel panorama tricolore, cioè Matteo Arnaldi.

Nato a Sanremo, era già stato autore di una crescita costante lo scorso anno, quando da numero 363 al mondo è arrivato alle porte della top 100 accedendo anche alle NextGen Finals. Porte sfondate senza remore da parte sua in questa stagione di ulteriore maturazione: qualche Challenger per sgomitare un po’, e dei risultati interessanti a partire dalla terra spagnola ad aprile, con un secondo turno a Barcellona ed un terzo a Madrid, sempre partendo dalle qualificazioni e togliendosi lo sfizio di battere Casper Ruud. Un trampolino di lancio che ha portato fino alle semifinali di Umago della scorsa settimana, arrivando per la prima volta tra i migliori quattro di un torneo, e al numero 66 al mondo.

Un giocatore che l’Italia non ha, dicevamo. Poiché sembra attingere il proprio stile un po’ da Novak Djokovic, per la sua attitudine ad attaccare da fondo e a non mollare nemmeno un centimetro nella manovra grazie alle sue gambe inesauribili. Con il dritto sa già fare malissimo a tanti, anche ai più grandi, il rovescio bimane è molto più che rispettabile. C’è ancora da lavorare sul servizio, ma per un giocatore che ha scalato quasi 300 posizioni in un anno e mezzo, non sarà un grande problema.

Per lui ora il primo approccio con il grande cemento. Il primo esame, le qualificazioni di Toronto, è stato brillantemente superato liquidando senza problemi lo statunitense Aleksandar Kovacevic ed il croato Matija Pecotic. E per lui anche una buona possibilità di avanzare contro il canadese Vasek Pospisil, che ha ormai messo alle spalle gli anni migliori della carriera da un bel po’ (solo un match nel circuito maggiore per lui quest’anno). Per poi incrociare uno dei draghi a sette teste della superficie, Daniil Medvedev. Un altro passetto per migliorare la propria classifica, per avvicinare l’ingresso in top 50 che sembra tutt’altro che impossibile. E poterci fregiare di un nuovo cavaliere azzurro nel tennis.

Foto: Photo LiveMedia/Roberta Corradin