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Mario Castelli: “Per l’Italia del basket i Mondiali sono una grande occasione. Il livello della Serie A si sta alzando, amputare la finale scudetto è un autogol”

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Mario Castelli

Mario Castelli si è proposto come una delle rivelazioni televisive della stagione. Ex cestista, divenuto telecronista di punta e opinionista per Eurosport, ha concluso il suo impegno per il 2022-23 con l’emozionante finale scudetto fra Milano e Bologna. Abbiamo quindi deciso di contattarlo, allo scopo di avere un confronto su quanto accaduto durante gli ultimi mesi e di discutere del prossimo futuro, a cominciare dal destino della Nazionale Italiana di Basket.

Mario, partiamo dalla tua opinione globale sulla stagione di Serie A appena conclusa. Qual è la tua summa?
“È stata una stagione equilibrata sotto tanti aspetti, a cominciare dalla finale scudetto, decisasi a gara7 per la quarta volta nella storia. Abbiamo avuto inoltre un’entusiasmante lotta per la salvezza, risolta soltanto all’ultimo minuto dell’ultima partita di regular season. Lasciano forse un retrogusto amaro quarti di finale e semifinali poco combattuti nei play-off, dopo che in regular season e Coppa Italia le altre squadre avevano dimostrato in più occasioni di poter impensierire le due big. Però mi sento di dire che, nonostante non ci si possa più vantare di essere la Lega europea di riferimento come avvenuto fino a 20 anni orsono, il livello si stia lentamente e faticosamente alzando rispetto a 5-6 stagioni fa, quando ho iniziato a commentare la Serie A. Ovviamente c’è ancora una forbice molto ampia tra la coppia Olimpia Milano/Virtus Bologna e il resto del gruppo, però la speranza è che avere due front runner del genere spinga altre realtà a investire e lavorare per ridurre le distanze”.

Permettimi di mettere il dito della piaga. Olimpia e Virtus si sono sfidate nelle ultime tre finali scudetto. Soprattutto, dal 2021 in post-season vantano un record di 36-1 contro tutte le avversarie. Non c’è il rischio di un calo di interesse da parte delle altre piazze?
“Parto dall’idea che quando c’era il ‘monopolio’ di Siena si stava sicuramente peggio. Secondo me, questo ‘duopolio’ potrebbe essere vissuto dalle altre squadre come una sfida per alzare livello e competitività dell’intero campionato. È vero, una Brindisi o una Trento non potranno mai arrivare a disporre di un budget simile a quello di Milano e Bologna, però la presenza di due mecenati come Giorgio Armani e Massimo Zanetti (ma aggiungerei anche Beniamino Gavio a Tortona) nobilita il movimento del basket italiano e può fungere da attrattiva per altri “big” dell’economia del Paese, dimostrando che investire nella pallacanestro può essere una buona idea. Al riguardo, fatico a comprendere la scelta della LegaBasket di ridurre la finale scudetto da 7 a 5 partite dalla prossima stagione. A mio avviso è una decisione poco razionale e troppo dettata dall’emotività del momento. Dopo l’interesse suscitato dalla finale 2023 tra Milano e Bologna ci si sarebbe aspettato che si valorizzasse questa rivalità e lo spettacolo che produce, non che invece la si sforbiciasse di netto”.

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Approfondiamo l’argomento. Faccio l’avvocato del Diavolo. Chi partecipa all’Eurolega, come Milano e Bologna, gioca tanto. Forse troppo. È questa la ratio alla base del cambiamento?
“Indubbiamente la stagione risulta gravosa dal punto di vista fisico e mentale, però non sono convinto che la soluzione sia togliere due partite proprio dalla serie più seguita dell’anno. Nel 2022-23, la Virtus ha giocato 82 partite. Giocarne 80 farebbe una differenza sostanziale? Non penso proprio. Viceversa, farà una grossa differenza aver tolto proprio quelle due partite nel momento di massimo interesse e impatto mediatico per la Serie A. Purtroppo tanti spettatori trascurano la regular season o le prime serie dei playoff. Le finali scudetto, invece, sono quel momento in cui tutti gli appassionati di basket si concentrano anche sul nostro campionato per vedere chi lo vincerà. Ho il timore che mutilare la serie scudetto possa rivelarsi un autogol”.

La critica è lecita se è costruttiva. Hai una proposta alternativa?
“Se proprio si volevano togliere due partite, si potevano portare i quarti di finale, purtroppo spesso scontati, al meglio dei 3 incontri. In questo modo si potrebbero spalmare meglio le date della finale ed evitare un incontro ogni 48 ore, come successo quest’anno tra gara-5 e gara-7. Qui casca l’asino. Il problema della stanchezza dei giocatori credo sia più dettato da questi ritmi frenetici che dalle 7 partite in sé, comunque giocate da squadre con 17 e 16 uomini sotto contratto. È un peccato che la prima decisione, così impulsiva, sia stata quella di tagliare le partite di finale, togliendo divertimento e spettacolo agli spettatori. Peraltro, fa un po’ storcere il naso che la scelta sia stata presa d’imperio, senza neppure coinvolgere nella discussione i partner televisivi, che proprio da quelle partite ottengono il massimo di ascolti e raccolta pubblicitaria nel corso della stagione. Parlando a titolo strettamente personale, spero in un dietrofront in futuro”.

Hai citato “i giocatori”. A questo punto ti chiedo i nomi di chi ti ha impressionato maggiormente durante la stagione.
“Sarebbe facile dire Colbey Ross, che ha vinto il titolo da MVP con Varese arrivando dal campionato ceco quasi nell’indifferenza generale e con uno stipendio bassissimo rispetto al rendimento. Le statistiche stagionali e soprattutto la clamorosa tripla doppia nel match decisivo per la salvezza della Openjobmetis (dopo il pasticciaccio della penalizzazione) hanno messo il sigillo su quel premio meritato. Mi sento di menzionare anche altri tre giocatori. Semaj Christon, a lungo il faro indiscusso della terza forza Tortona. Chris Dowe (che peraltro rimpiazzerà Christon in maglia Bertram nel 2023/24), il cui cambio di passo a livello individuale è coinciso con il netto miglioramento di rendimento dell’altra semifinalista Sassari. Last but not least, David Logan, che a 40 anni suonati ha trascinato quasi da solo la neopromossa Scafati alla salvezza con alcune prestazioni balistiche da spellarsi le mani”.

Tiri fuori la parola “Stipendio”. Un termine chiave. Girano voci relative all’introduzione di un salary cap.
“Se ne è vagamente discusso negli ultimi mesi, ma secondo me sarebbe un errore. L’intervento impedirebbe di spendere a chi avrebbe i soldi per farlo, abbassando così il livello medio. Troverei più sensata l’idea di una “luxury tax”, che consenta di spendere a chi vuol spendere, salvo pagare una sorta di tassa progressiva al superamento di determinate soglie, ridistribuendo la cifra alle altre squadre secondo criteri da definire, magari agevolando chi fa giocare di più gli italiani o gli under 25”.

Peraltro un “salary cap” rischia di essere deleterio nell’ottica della competitività internazionale. Quest’anno, in Europa, le italiane hanno faticato. Qual è il tuo pensiero al riguardo?
“Ho l’impressione che in Italia le Coppe, eccezion fatta per l’Eurolega, vengano poste in secondo piano rispetto al campionato. Se si guardano i minutaggi, spesso i giocatori chiave vengono utilizzati più alla domenica di quanto non lo siano al mercoledì. Anche i dati di pubblico sono impietosi nel paragone tra Serie A ed Eurocup o Basketball Champions League. Parlo fuori dai denti. La mia sensazione è che serva un cambio di mentalità, quella attuale è provinciale e ricorda tanto quella da cui era attanagliato il calcio nel recente passato. Le squadre si dannavano l’anima per andare in Europa League, salvo poi snobbarla per concentrarsi sul campionato, alla ricerca di una nuova qualificazione, in un circolo vizioso da corto circuito. Nel calcio le cose sono cambiate. La speranza è che questo cambiamento arrivi anche nel basket e si cominci ad affrontare le Coppe con uno stimolo diverso, anche perché il rendimento delle italiane in questi anni è stato molto spesso sotto le aspettative, uscendo prima del previsto o perdendo a ripetizione contro squadre sulla carta sfavorite o meno talentuose”

Ampliamo lo sguardo all’ambito globale. Si avvicinano i Mondiali. Cosa ti aspetti dalla Nazionale?
“Tutto è apparecchiato per arrivare tra le prime otto, ma poi sarà difficile superare i quarti di finale. Va detto con grande onestà che il sorteggio è stato molto benevolo. Se il CT Pozzecco avesse potuto scegliere dalle varie fasce le squadre da affrontare, penso che avrebbe disegnato un percorso molto simile a quello partorito dalla sorte. Bisogna sfruttare questa occasione con la consapevolezza di chi sa di avere una buona squadra e un buon calendario, senza sottovalutare nessun avversario tra quelli inferiori e senza provare timore reverenziale verso quelli sulla carta superiori. Credo che il grande obiettivo da mettere nel mirino sia quello di provare a conquistare l’accesso diretto ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. Bisognerà chiudere tra le migliori due europee, escludendo la Francia già qualificata di diritto. Un’impresa non semplice con rivali come Serbia, Spagna, Slovenia, Grecia, Germania, ecc. Però non è un traguardo fuori portata. Dovesse accadere, per me sarebbe una gioia doppia considerando come l’anno prossimo i Giochi Olimpici saranno trasmessi integralmente da Eurosport. Commentare la Nazionale, per di più sul più alto palcoscenico possibile, significherebbe realizzare un sogno professionale. Incrociamo le dita”.

Foto: Instagram Mario Castelli