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Giovani Pellielo, l’alchimista dell’elisir di lunga vita: 53 anni d’oro, col sogno olimpico. E il primo Premio OA Sport…

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Giovanni Pellielo

Giovanni Pellielo ha un posto speciale nel cuore della nostra testata. La prima edizione del Premio OA Sport fu vinta proprio dal tiratore nell’ormai lontano 2016. Si tratta del riconoscimento pensato per lo sportivo capace di mettersi in luce durante la stagione per motivi speciali, l’atleta che ha meglio impersonificato i valori dello sport nel corso dell’anno (viene assegnato durante le festività natalizie). Ai tempi aveva espresso tutta la propria soddisfazione con queste parole: “Sono onoratissimo di aver vinto il 1° Premio OA Sport, il primo è sempre il primo e non si scorda mai. Dato da persone competenti e preparate come voi, mi rende davvero fiero. Leggo sempre OA, sono rimasto colpito da come seguite con accuratezza il nostro sport“.

Giovanni Pellielo è un monumento assoluto dello sport tricolore, un esempio di perseveranza, tenacia, sagacia, lealtà. Un totem impareggiabile, un simbolo di longevità e di maestria agonistica. Andrebbe semplicemente clonato e su di lui bisognerebbe scrivere grandi trattati di anatomia. Se a 53 anni hai ancora l’ardore e l’ardire di meritarti una convocazione per un evento internazionale, presentarti ai nastri di partenza con grandi ambizioni e poi conquistare la medaglia d’oro, devi spiegare il tuo segreto all’umanità intera. Sarà un alchimista che ha realizzato l’elisir di lunga vita? No, semplicemente un uomo dal cuore grande che supera ogni ostacolo.

Giovanni Pellielo ha trionfato nel trap misto ai Giochi Europei, imponendosi in coppia con Jessica Rossi. Il classe 1970 (sì, avete letto bene…) ha scritto una nuova pagina di storia del tiro a volo e dello sport italiano tout court. A 54 anni suonati potrà finalmente salire sul gradino più alto del podio ai Giochi? La gioia dell’apoteosi totale a cinque cerchi sembra infatti essere stregata per l’immenso Johnny: tre volte argento nella gara maschile (Atene 2004, Pechino 2008, Rio 2016) e una volta bronzo (Sydney 2000).

In quattro occasioni c’è sempre stato qualcosa che non è girato nel verso giusto e che gli ha impedito di gustarsi l’Inno di Mameli nella competizione più importante. Stiamo parlando di un fuoriclasse capace di vincere quattro Mondiali nell’individuale (il primo nel 1995, l’ultimo nel 2013) e tre Europei: merita semplicemente il meglio, highlander imperterrito, impersonificazione di tutti i valori sportivi italiani.

Foto: Lapresse