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Formula 1

F1, quanto resisterebbe Max Verstappen alla Ferrari? Ricostruirebbe il team o manderebbe tutti a quel paese?

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Max Verstappen Carlos sainz

Otto vittorie e due secondi posti in dieci Gran Premi, con una prima e una terza piazza nelle sprint. Questo è l’invidiabile ruolino di marcia di Max Verstappen, che sinora nel 2023 ha raccolto 255 punti su un massimo teorico di 276. Siamo oltre al concetto di dominio, qui si parla di un pianeta diverso. Il suo. D’altronde Super Max, da solo, sarebbe primo pure nel Mondiale costruttori con 52 lunghezze di vantaggio sulla Mercedes! Altra categoria, appunto.

Ovviamente, quando si ha la combinazione di avere il pilota migliore a bordo della monoposto nettamente più performante, con un compagno di squadra di levatura inferiore, si vivono situazioni di questo tipo. Andando a ritroso nel tempo troviamo il 2020 (Hamilton-Mercedes-Bottas), il 2013 (Vettel-Red Bull-Webber), il 2004 (Schumacher-Ferrari-Barrichello), il 1992 (Mansell-Williams-Patrese) e così via. La dinamica si ripete ciclicamente.

Qualcuno si è posto il fatale quesito. “Ma Verstappen vincerebbe il Mondiale con questa Ferrari?”. A una domanda del genere, cosa si può rispondere? Solo “¯\_()_/¯” . Si fa spallucce e si allargano le braccia, perché una risposta non c’è. A naso verrebbe da dire di no. Dopotutto, cosa ha combinato Super Max nel 2020, quando il Re Nero e la W11 facevano bello e cattivo tempo? L’interrogativo genera, però, un frizzante tema di riflessione. Di preciso, quanto resisterebbe Verstappen in questa Ferrari?

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Perché, parliamoci chiaro, l’olandese non è propriamente un tipetto accomodante. Anzi. L’indole in pista è quella del cannibale, come si è visto in Austria, ma il discorso è ben più ampio. Il venticinquenne del Limburgo è un vero leader, un accentratore di attenzioni e risorse, una persona capace di imporre sé stessa e la sua forte personalità all’interno di un gruppo. Red Bull lo sa bene (se lo è cresciuta in casa) e ha plasmato il team attorno a lui. Gli uomini con cui lavora sono di sua fiducia, ogni eventuale evoluzione della monoposto va nella direzione da lui richiesta e il compagno di squadra gli deve essere subordinato.

Vi immaginate come potrebbe reagire Verstappen a questa Ferrari? Una squadra che stupisce quando NON sbaglia, al cui interno c’è tutta una serie di logiche politiche e dove, a volte, si seguono tempistiche da ufficio pubblico nel cambiare le cose o risolvere criticità? A occhio e croce, le possibilità sarebbero due. Numero 1. Super Max chiede e ottiene di fare tabula rasa di tutto ciò che non gli va a genio per ricostruirlo a sua immagine e somiglianza. Numero 2. Viene portato all’esasperazione, leva le tende sbattendo la porta, si accasa altrove e a Maranello sarebbero punto a capo.

A metà anni ’90 Michael Schumacher fu in grado di tramutare in realtà la prima opzione. Arrivava però in un ambiente pronto a recepire ogni sua richiesta, con una direzione decisa ad affidarsi al 100% alle sue capacità. I risultati li conosciamo. L’attuale Ferrari saprebbe fare altrettanto? Non necessariamente con l’olandese, sia chiaro, bensì con chi viene riconosciuto come l’attuale pilota di punta, allo scopo di metterlo nelle migliori condizioni per esprimersi al massimo. Sempre che, di piloti di punta, ce ne sia uno identificato come tale…

Foto: La Presse