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MotoGP. Si torna a correre, ma solo per tre settimane in mezzo a due lunghe pause. I rischi di un calendario asimmetrico

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Enea Bastianini

La MotoGP è pronta a tornare in azione dopo tre inusuali settimane di pausa primaverile. Attenzione però, la riaccensione dei motori sarà solo temporanea. Dopo il Gran Premio d’Italia di domenica 11, quello di Germania fissato per settimana prossima, e il liturgico appuntamento di Assen del 25, i bolidi si fermeranno nuovamente. Stavolta per più di un mese!

Di fatto, il trittico che comincerà dal Mugello e si concluderà in Olanda, rappresenta una piccola parentesi all’interno di un periodo di inattività lungo quasi tre mesi. Un’assurdità, non siamo in inverno! Anzi, l’off-season ormai è poco più lunga. Com’è possibile? La dinamica è figlia di un paio di concause.

In primis la volontà di Dorna di evitare quanto più possibile l’impari scontro mediatico con la F1. In secondo luogo la cancellazione del Gran Premio del Kazakistan (fissato per il 9 luglio) ha allungato ulteriormente lo iato estivo. Viene però da pensare che il management della categoria sapesse bene come le possibilità di correre davvero a Sokol fossero scarse. La prova più a rischio viene, ormai, collocata sempre nello stesso periodo. Si veda la Finlandia nell’ultimo biennio. Così, degli 11 weekend fra la seconda metà della primavera e la prima metà dell’estate, solo 3 saranno occupati dal Motomondiale!

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Questa singolare struttura del programma genera una situazione da rimarcare. La seconda metà della stagione sarà molto più pesante della prima. D’altronde, si scende in pista per 8 gare nell’arco di 133 giorni tra fine marzo e inizio agosto. Dopodiché ce ne saranno 12 concentrate in un periodo di 115 giorni fra l’inizio di agosto e la fine di novembre! Insomma, la densità degli eventi è ben diversa. Un altro modo di vedere le cose è il seguente. I primi 10 GP sono diluiti in cinque mesi, gli ultimi 10 concentrati in tre mesi!

Chiaramente, nell’economia del Mondiale, i punti marcati il 26 marzo a Portimao varranno quanto quelli ottenuti il 26 novembre a Valencia. Però, con un calendario così asimmetrico, ci sono imprevisti che possono avere un peso specifico ben differente. Gli infortuni, per esempio. Pensiamo al caso di Enea Bastianini. La frattura della scapola patita in Portogallo l’ha costretto a rinunciare a quattro weekend (20% della stagione). Fosse successo in India, a fine settembre, avrebbe dovuto chiudere baracca e burattini, perdendo sette gare (35%).

Il 2023 sinora è stato un anno strano, perché nessuno ha trovato continuità e chi poteva andare in fuga non lo ha fatto. Nel 2022 abbiamo visto il bis del tandem Fabio Quartararo-Yamaha, altamente probabile a metà giugno, nebulizzarsi in favore del trionfo di Francesco Bagnaia e della Ducati. Non ci furono di mezzo problemi fisici, ma solo il “cambio della direzione del vento”. Se succedesse qualcosa di simile anche nei prossimi mesi, la stagione potrebbe non essere anomala solo per la sua concentrazione di GP…

Foto: MotoGPpress.com