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Formula 1

F1, per la Ferrari non c’è nulla di “Magic” a Miami. Baku solo un fuoco di paglia? La Rossa si avvicina a Imola in tono minore

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Carlos Sainz

L’Azerbaigian è soprannominato “Terra del fuoco” in virtù della presenza dello Yanar Dag, ovvero “La montagna che brucia”, una piccola altura famosa per essere caratterizzata da fiamme che escono incessantemente dal sottosuolo. Per la Ferrari, invece, il fuoco azero si è rivelato letteralmente di paglia. A Miami, l’incoraggiante risultato di Baku non è stato ripetuto e la Scuderia di Maranello è regredita in maniera inquietante.

In primis, Charles Leclerc ha completamente bucato l’appuntamento della Florida. Sulle coste del Mar Caspio, il monegasco aveva saputo fare la differenza in positivo, portando la SF-23 anche oltre il suo potenziale. Tanta della farina con cui è stata cucinata la gustosa pagnottella caucasica proveniva proprio dal sacco del venticinquenne del Principato, il quale viceversa in the Magic City si è accartocciato su sé stesso. Finito due volte contro il muro tra venerdì e sabato, ha passato la domenica a scornarsi con Kevin Magnussen nel pantano di centro classifica. Un vero e proprio passaggio a vuoto per Charles, che dopo aver impressionato in positivo in Azerbaigian, è tornato falloso e inconcludente come in Australia.

Due weekend prestazionalmente positivi (Sakhir e Baku), uno anonimo (Jeddah) e due da dimenticare (Melbourne e Miami). Questo il mediocre bilancio del 2023 di Lord Percival, comunque superiore rispetto a quello di Carlos Sainz. Lo spagnolo proprio non riesce a incidere, se non per frazioni di gara. Soprattutto, sta sbagliando troppo. Dieci mesi orsono si presupponeva che, dopo aver ottenuto la tanto agognata prima vittoria della carriera, potesse trovare tranquillità e concretezza. Invece continua a essere pervaso da un eccessiva foga. Va bene essere spagnoli e quindi calienti, ma lui se ne approfitta.

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Il brutto è che, anche senza la penalità, non sarebbe cambiato nulla. Nella seconda metà di gara, l’iberico è stato liquidato da Fernando Alonso come una pratica di ordinaria amministrazione e letteralmente canzonato via radio da George Russell dopo esserne stato superato.

Passi non reggere il confronto con Red Bull, ma ieri sul piano prestazionale la Scuderia di Maranello è stata seminata dall’Aston Martin e ha subito un doppio ‘marameo’ dalle Mercedes. Da seconda a quarta forza in campo, dunque, come accaduto in Arabia Saudita. Peraltro, a voler essere acidi, si potrebbe dire che Leclerc, con la sua SF-23 rosso fiammante, abbia impiegato ben 40 giri per avere ragione della F1-75 dipinta con una generica livrea bianco-nera di Magnussen.

D’accordo, questa era davvero cattiva. Però, cos’altro si può dire per avere un minimo di brio nel lunedì post-Miami? È un Cavallino Rampante poco convinto quello che si avvicina a Imola, privo di reali ambizioni e in balia di troppi avversari. L’unica speranza è che sia l’onda lunga del marasma del 2022, perché continuare così non è degno del cognome del personaggio a cui l’autodromo romagnolo è intitolato.

Foto: La Presse

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