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Basket, Luca Severini: “Ramondino è uno dei motivi per cui sono a Tortona. Nazionale, sono contento dell’esperienza”

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Luca Severini

Una stagione importante, l’arrivo in Nazionale, tante ottime cose arrivate in un’annata 2022-2023 che senza dubbio resterà nella sua memoria. Luca Severini sta imponendosi come uno tra i nomi emergenti cui fare attenzione verso un’estate che per l’Italia avrà il segno dell’iride addosso. Ci racconta questo e altro in un’intervista nella quale emerge una personalità sempre pronta a guardare avanti passo dopo passo, senza mettersi troppa fretta.

Per te rinnovo fino al 2026 con Tortona. Ti da certezze importanti?

Sì. Da una parte c’è molt afiducia da parte della società, dall’altra sono molto contento di poter continuare questo percorso con un club importante, ambizioso e con questo progetto“.

E con un allenatore, Marco Ramondino, anche lui confermato fino al 2026. Mettendo lui e te al centro di un progetto di tre anni sembra di capire che Tortona voglia costruire qualcosa di importante.

Ho molta fiducia in Marco, è stato uno dei motivi per cui sono arrivato a Tortona. Ci conosciamo da tempo. Sto dimostrando di far bene, anche per lui c’è molta fiducia da parte della società, che è molto attenta su queste cose. Cerca di creare una base solida, lo ha dimostrato negli anni scorsi e lo sta dimostrando adesso per i prossimi“.

Dove per ‘tempo’ intendiamo Casale. Dopo quegli anni è lui che ti ha richiamato a Tortona o sei tu che, vedendolo andare lì, hai voluto seguirlo?

In quel periodo ero a Treviso, non stavo giocando molto. Decisi di riscendere in A2. Tra le varie possibilità c’era quella di venire a Tortona. La presenza di Marco è stata uno dei motivi per cui l’ho scelta“.

A Treviso dove hai raccolto la prima promozione: loro avevano bisogno di un rinforzo (e trovarono anche David Logan). Cosa ricordi di quel tempo?

Di Treviso ho ricordi molto belli: conquistammo la Coppa Italia, poi la promozione. Dopo non andò come mi aspettavo, ma sono contento dell’esperienza che feci“.

A Tortona eri partito dall’A2, però sempre continuando a fare passi verso l’alto. L’impressione già allora era di una società che non faceva mai il passo più lungo della gamba.

Sì, è solida, ha idee chiare. Cerca sempre di fare con calma, senza accelerare troppo i passi. Anche l’anno scorso c’era la possibilità di fare le Coppe, ma si è deciso di non farle per affermarsi prima a questo livello. Cose con calma e fatte bene“.

Invece quest’anno l’orientamento sembra verso le Coppe. Per te, nel caso, questo cosa vorrebbe dire?

Dovrebbero. Per me quello di fare le Coppe è un obiettivo. L’esperienza non l’avevo mai fatta, sarei molto contento di potermi cimentare. Sarebbe molto più impegnativo, ma questo tipo di confronto è un’esperienza che vorrei fare“.

Gruppo di quest’anno forte, coeso, unito. Ariel Filloy è ancora il totem dentro lo spogliatoio?

Sì, abbiamo mantenuto molti giocatori dell’anno scorso. Il gruppo è molto unito, lo si vede anche in campo ed è un nostro punto di forza. L’esperienza dei giocatori più esperti è importante e si fa sentire“.

Si vede che, nell’ultimo periodo, stai giocando con particolare fiducia, come dimostrano le tue recenti partite.

C’è stato più spazio per me con l’infortunio di Mike Daum, quindi è normale. Credo e spero di continuare la crescita degli ultimi anni. Giocar bene aumenta la fiducia sia propria che dei compagni che dell’allenatore“.

Per voi cos’è stato battere in casa la Virtus? Tutti pronosticavano che non sarebbe accaduto, e invece è arrivata quella vittoria.

È stata una partita importante. Giocare e vincere contro squadre del genere è un risultato importante. Giochiamo per provare a vincerle tutte, poi alcune volte va bene, altre meno. Quella è stata una vittoria importante, siamo stati contenti. In Coppa Italia e al ritorno è andata male, però quella volta siamo rimasti soddisfatti“.

Raccontavi che la chiamata in Nazionale fu per te inaspettata, però sembra che ti stia calando sempre di più nel ruolo.

L’anno scorso era totalmente inaspettata anche per com’era andata la stagione. Poi ci sono state altre due chiamate con le varie finestre. Sono andate bene e sono stato contento dell’esperienza che ho fatto, sia a livello personale che a livello di squadra dato che abbiamo raggiunto la qualificazione ai Mondiali“.

Facendo capire che il gruppo italiano, al di là degli NBA ed Eurolega, ha un parco molto valido anche se a volte un po’ sottovalutato.

Il gruppo ha fatto molto. Hai pochi giorni per allenarti insieme, poi devi subito giocare partite importanti. Il gruppo era molto affiatato, abbiamo cercato di farlo vedere e di dare in massimo. E poi è andata bene, siamo contenti“.

Ed è lì che entra in gioco la bravura di Gianmarco Pozzecco.

Molto è merito suo. Cerca di darti fiducia, di creare il gruppo. In pochi giorni è difficile preparare al meglio la partita senza giocare insieme“.

Peraltro la tua prima volta coincide con un certo signor Luka Doncic.

La prima amichevole con la Slovenia. Non capita tutti i giorni. È stato molto emozionante sia perché era la prima volta che per il giocare contro una squadra del genere e con giocatori così importanti“.

Nel trovarsi di fronte lui, sceso da un pianeta non definibile, cos’hai pensato?

Sicuramente è stato emozionante per mille motivi. La prima volta in cui ho potuto giocarci contro. Un giocatore del genere non capita tutti i giorni“.

Per te è un obiettivo giocare il Mondiale?

Non lo vedo come obiettivo. In questo momento non ci penso. Una volta finito il campionato, in caso, ci sarà il raduno e una volta lì uno prova a dare il meglio ed entrare nei 12. Però non lo vedo tanto come un obiettivo, anche perché poi lì ci sarà molta più concorrenza con i giocatori NBA ed Eurolega. Non sarà facile, si vedrà“.

Questa tua ultima frase collima con il fatto che non ti poni obiettivi troppo a lungo termine, ma sul breve-medio: piccoli passi per costruire quelli successivi. E’ corretto?

Sì. Il mio obiettivo principale era quello di poter giocare in Serie A e, dopo diverse esperienze, ci sono riuscito. Il prossimo è quello della Coppa, giocare un campionato con la Nazionale non lo vedo come tale, ma cerco sempre non pormi obiettivi troppo a lungo termine. Cerco di fare piccoli passi, vivere più nel presente, poi si vedrà“.

C’è stato qualche allenatore che, Ramondino a parte, è stato fondamentale per la tua evoluzione?

Tutti ti lasciano qualcosa. Se devo dirne uno, Marcello Billeri, che ho avuto a Pistoia e con cui ho lavorato molto a livello individuale. E’ stato molto importante per la mia crescita, mi ha aiutato molto“.

Pistoia, un ambiente importante, una città importante, una regione, la Toscana, con un ambiente dai pochi eguali in Italia.

Sono stato molto bene, ho fatto anche le giovanili alla Virtus Siena. Ho passato diversi anni lì“.

A Siena dove c’erano quei derby giovanili che richiamavano molta gente.

Esatto. Vivono di pallacanestro. Sono stati anni in cui mi sono trovato bene, mi sono divertito, li ricordo con piacere“.

Si parlava di obiettivi: quelli tuoi attuali come giocatore quali sono? E quali sono i difetti su cui senti di voler migliorare e che vuoi trasformare in qualcosa che diventa un pregio?

Mi affido molto al tiro da tre, a volte troppo. Vorrei migliorare il gioco vicino a canestro, che è molto utile e mi può aiutare molto“.

Avete avuto vicino Sassari e Venezia, ma avreste preferito giocarvela con Milano e Virtus.

Ogni partita è importante, ora pensiamo più a noi e a finire la stagione nel miglior modo possibile, poi si penserà ai playoff“.

Per te cos’è stata questa stagione per definire un’annata bella almeno quanto la precedente, in cui avete dimostrato di saper reggere l’alto livello?

L’anno scorso è stato il primo anno, sono successe molte cose anche un po’ inaspettate per come sono andate. Coppa Italia, playoff, semifinale… è stata particolare e molto bella. Quest’anno sapevamo di doverci confermare, non eravamo più una sorpresa. Siamo terzi, siamo arrivati in semifinale in Coppa Italia anche se siamo usciti male con la Virtus. Anche questa è stata un’annata molto bella, magari un po’ al di sopra delle aspettative per certi versi. Non è ancora finita, ma proveremo a ripetere il percorso dell’anno scorso“.

Raccontavi anche che il tuo segreto è di essere “testardo”: hai lavorato su te stesso, hai fatto quel che ti diceva la tua testa pur di raggiungere i livelli che ti eri posto. E’ ancora così?

Sì, il primo obiettivo era quello di giocare in A. Anche se le prime due esperienze non sono andate come volevo, non mi sono abbattuto ho continuato a lavorare su di me, a migliorare gli aspetti che sentivo di dovere. Ci credevo molto, ho cercato di raggiungerlo. Questa cosa è rimasta, cerco sempre di lavorare e migliorare ogni giorno“.

Fin da quando, appena maggiorenne, hai detto: ‘Io vado via di casa, voglio diventare un giocatore vero’.

Sono andato via a 17 anni, a Siena, perché mi sentivo di dover fare questo passo per raggiungere l’obiettivo di andare in una società importante a livello giovanile dove potersi continuare a migliorare“.

Un’emozione che metti sopra tutte le altre in questo momento?

Dirne una è tosta! Quando vinci qualcosa è straordinario, non capita tutti i giorni. La promozione con Treviso è stata la prima, ma è difficile, ce ne sono tante. Anche solo una partita. Sicuramente è dura, difficile trovare un momento“.

Ma anche la promozione con Tortona non scherza. Annata particolare con le serie mai semplici, specie quella con Torino. Come un possesso cambia una serie e delle vite.

Esatto. Quelli sono stati dei playoff particolari, abbiamo fatto sempre molta fatica come al primo turno con Ravenna. Con Torino eravamo sotto 2-1. Anche quella è stata una serie tostissima. Quella promozione è stata molto bella perché quasi inaspettata per com’è arrivata. Ogni partita è stata una battaglia“.

Con Ravenna eravate sotto 2-1, con l’Eurobasket Roma 1-1 e due trasferte da affrontare, con Torino le ultime due sono state 78-77 e 75-74.

Praticamente allo scadere gara-4 e gara-5. Molto belle“.

Credit: Ciamillo