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Calcio

Nuovo stadio di Milano, un affare da 700 milioni. Pro e contro di un divorzio annunciato

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stadio San Siro

Un affare da 700 milioni di euro. Il nuovo stadio di Milano difficilmente costerà meno di questa cifra. Una spesa enorme, che ora rischia di raddoppiare. Il motivo è semplice: il progetto di Inter e Milan per creare una casa unica sembra sfumato definitivamente. Dopo quattro anni di futile attesa, passati alle prese con la burocrazia dell’amministrazione pubblica, i due club si sono arresi. E visto che la ristrutturazione di San Siro, per entrambi, non è mai stata un’opzione, non resta che la via del doppio stadio.

Ma ci guadagnano, Diavolo e Beneamata, a intraprendere questa strada? Per certi versi sì, per altri no. Cerchiamo di capire quali sono pro e contro. Fermo restando che l’ammissione del sindaco Giuseppe Sala sul fatto che parte del Consiglio comunale di Milano non abbia mai voluto un nuovo stadio rende bene l’idea di come l’Italia, sul fronte stadi, sia davvero indietro. In Inghilterra, se un club vuole un nuovo impianto, lo costruisce: vedi Tottenham con il New White Hart Lane, iniziato nel 2016 e pronto ad aprile del 2019 per un costo di 1 miliardo di euro. Da noi se ne parla e basta (leggi l’articolo sul problema degli stadi in Italia).

Nuovo stadio: la questione economica 

Se guardiamo l’aspetto puramente economico, stando a quanto afferma Andrea Sartori, fondatore di Football Benchmark ed esperto del settore, la creazione di un’unica “casa” avrebbe permesso a Inter e Milan di condividere i costi di sviluppo del progetto e della successiva gestione dello stadio. Costi che tra l’aumento dei prezzi delle materie prime e l’inflazione galoppante si aggirerebbero intorno ai 10mila euro a seduta. Che per uno stadio da 60mila posti (stando ai numeri dell’affluenza a San Siro nel corso degli ultimi 20 anni scendere sotto questa soglia avrebbe poco senso) significherebbe una spesa dai 600mila euro in su, esclusi i costi per l’acquisto del terreno, degli oneri di urbanizzazione e delle infrastrutture esterne. Un affare da 700mila euro, come accennato sopra.

Tutto questo senza incidere sull’impatto dei ricavi della vendita dei biglietti (avere lo stesso stadio non impedisce ai tifosi di seguire assiduamente la propria squadra) e mitigando al tempo stesso l’effetto negativo che avrebbero le stagioni sportive meno fortunate (se la squadra non vince o gioca male i tifosi che vanno allo stadio diminuiscono ma i costi di gestione in comune mitigano i mancati ricavi). Terzo e ultimo vantaggio, non di poco conto, la possibilità di creare un polo turistico unico capace di attirare tantissime persone al di là dei tifosi “ordinari”.

A questi pro, naturalmente, farebbero da contraltare alcuni contro. In primis l’impossibilità di sfruttare i ricavi da naming rights dello stadio (sarebbe di fatto impossibile dare il nome di un solo sponsor all’impianto essendoci due squadre che vi giocano), altro fronte su cui l’Italia latita rispetto al resto d’Europa. Va poi considerato che i ricavi per gli eventi collaterali non prettamente sportivi andrebbero suddivisi equamente tra le parti e che l’autonomia dei due club sarebbe ovviamente limitata.

Due stadi, una sola dimensione

Stanti vantaggi e svantaggi di carattere finanziario, la strada intrapresa dai due club dovrebbe portare alla creazione di due stadi. Il Milan parrebbe aver scelto l’area denominata La Maura, un terreno privato su cui sorge l’ippodromo, e ha chiesto tre settimane di tempo al Comune per presentare una prima bozza di progetto. L’Inter, invece, una zona verde completamente dismessa tra Rozzano e Assago, nella periferia della città, a pochi passi dal Mediolanum Forum della famiglia Cabassi, proprietaria anche del terreno adiacente. Due aree adatte, sulla carta, per ospitare due impianti nuovi di zecca. La dimensione, però, è tutta da definire.

Perché se è vero che in questa stagione entrambe stanno viaggiando a medie di pubblico incredibili (nel 2022-23 Milan e Inter sono intorno ai 70mila spettatori di media sia in Serie A che in Champions League), i numeri degli ultimi 2o anni dicono che la capienza ideale dei due nuovi stadi non dovrebbe superare i 60/65 mila posti. Tra il 2002 e il 2023, infatti, le partite disputate a San Siro con oltre 60mila spettatori sono state un terzo del totale (il 27 per cento). Sarebbe inutile costruire strutture più grandi. Anche perché con uno stadio più piccolo il costo medio dei biglietti può essere più elevato.

Come insegna la Juventus, che nonostante i 42mila posti dell’Allianz Stadium nel 2018-19 è stato l’unico club italiano a entrare nella top 10 dei ricavi da stadio con i suoi 71 milioni di euro. Bianconeri che salgono addirittura sul gradino più alto del podio (a pari merito con il PSG) se si guarda il ricavo generato da ogni singolo posto venduto: 80 euro. Ma se nel complesso Barcellona e Real Madrid rimangono irraggiungibili con i loro 175 e 155 milioni di euro di ricavi, appare chiaro che lo stadio di proprietà sia imprescindibile per il futuro di Milan e Inter. Anche se dovesse trattarsi di un affare da 700 milioni ciascuno.