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Ciclismo, Johan Museeuw: “Ho pensato al suicidio dopo la confessione di doping. Qual è la differenza tra Armstrong e Virenque?”

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Johan Museeuw

Il ciclismo su strada sta vivendo uno dei momenti più belli delle ultime epoche, con le rivalità eccezionali su tutti i campi e delle corse che diventano sempre più spettacolari. Si continua però a guardare alle ombre del passato, a delle ere veramente nere per questa disciplina.

Sulle pagine della rivista Humo la confessione di Johan Museeuw, campione del mondo 1996, che anni fa ha ammesso di essersi dopato: “Dopo quella confessione ho pensato al suicidio. Ero nella mia automobile, parcheggiata di fianco a un canale e mi dicevo ‘Ne ho abbastanza, ora mi butto’. Una voce dentro di me però mi diceva di non farlo e le ho dato retta. Ma quello rimane il capitolo più duro di tutta la mia vita. Una volta confessato, mi sono sentito sul fondo della buca. Ero disorientato, ma quello era il prezzo da pagare. Non potevo più vivere nascondendo con quei segreti. Sono stato uno dei primi corridori della mia generazione a confessare”.

E ancora: “Anche nei momenti più difficili è stata comunque la bicicletta a salvarmi. Mi sono sentito solo e depresso. Per quattro anni sono andato alla ricerca di me stesso. Ma ne sono venuto fuori e da quel momento mi sono sentito più forte”. 

Poi una provocazione: “Innanzitutto, questo sport deve smetterla di guardare al passato, inoltre, Lance Armstrong non è più il benvenuto al Tour de France mentre Richard Virenque è ancora nell’Albo d’oro, con i suoi posti sul podio. Mi chiedo: qual è la differenza fra i due?”.

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