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‘Maurizio racconta…’: meglio la poliedricità dell’Italia o la settorialità di Olanda, Corea e Nuova Zelanda?

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Marcell Jacobs

ITALIA E IL VANTAGGIO DI ESSERE POLIEDRICI

Il Bel paese ha sempre avuto un’ inclinazione multidisciplinare per quanto riguarda la pratica sportiva ed i risultati agonistici. Prova di questo sono state le Olimpiadi di Tokio 2021 e Pechino 2022, dove abbiamo conquistato medaglie in ben 28 sport diversi a Cinque Cerchi: soltanto Stati Uniti, Russia e Giappone hanno fatto meglio in questa speciale classifica. Senza approfondire poi sulle discipline non olimpiche, che hanno il loro palcoscenico naturale nei World Games e dove siamo la nazione più vincente della storia di questa manifestazione. A questo punto, però, sorge la domanda: è meglio essere una nazione poliedrica e ottenere medaglie in un numero ampio di sport olimpici (e non) estivi e invernali, oppure avere un approccio sempre più strategico nell’allocazione delle risorse come fanno diverse nazioni top come Corea del Sud, Olanda o Nuova Zelanda, i quali concentrano investimenti e sforzi in quelle discipline dove più alte sono per loro le probabilità di arrivare a podio? Prima di trovare una risposta idonea, analizziamo qualche dato statistico riguardo il 2022, anno record per il nostro movimento sportivo agonistico: prendendo in considerazione i Campionati Europei Elite delle discipline olimpiche svolte l’anno scorso, abbiamo conquistato ben 219 medaglie, un dato che pone l’Italia nettamente al primo posto con la Gran Bretagna in seconda posizione a quota 139 podi (ottanta podi di differenza tra le prime due classificate!). Se invece consideriamo soltanto le gare presenti nei programmi olimpici di Parigi 2024 e Milano Cortina 2026, la nostra nazione è sempre prima a livello europeo davanti alla Gran Bretagna, ma la differenza si accorcia a 119 podi contro 90. Dunque ci sono 100 medaglie (quasi la metà del bottino) che “ballano” tra gare olimpiche e non. Possiamo parlare in questo caso di “allocazione non strategica di risorse”? Decisamente no. Ad esempio, negli sport di combattimento olimpici ci sono categorie di peso che non formano parte del programma a Cinque Cerchi e non tutti gli atleti di talento possono rientrare in un peso specifico. Oppure nel canottaggio o canoa, ci sono molte barche “non olimpiche” coperte da atleti bravi e capaci di andare a podio. E cosi via dicendo. Oltre a questo, bisogna indicare come la diversità geografica e culturale del nostro territorio incida notevolmente sulla pratica sportiva sin dalla base, caratteristiche che pochi Paesi in Europa e nel mondo possono vantare e che distinguono la nostra nazione. Ci sono innumerevoli casi dove certe regioni si associano alla pratica di discipline molto specifiche, e questo il CONI ovviamente deve rispettarlo come ente che regola lo sport agonistico. Ovviamente, la spartizione delle risorse economiche alle diverse federazioni sportive dipende anche dalla meritocrazia che ognuna di esse si è conquistata attraverso gli anni e diverse variabili come le medaglie apportate al movimento, il valore sociale della disciplina, la visibilità, quantità di tesserati e Regioni dove si pratica, ecc. In realtà, non è un fatto matematico che allocare più risorse solamente su alcune discipline che possano essere considerate strategiche sia poi garanzia di una maggiore quantità di podi olimpici nelle medesime: ci sono anche i rivali e la globalizzazione dello sport è un dato di fatto. Il numero delle nazioni a medaglia ai giochi di Tokio 2021 è cresciuto, ad esempio, del 45% rispetto a Barcellona 1992.
In conclusione, per caratteristiche culturali/geografiche del Bel Paese, per le nostre caratteristiche genetiche e per la competitività mondiale sempre in aumento, secondo me è un vantaggio non mettere tutte le uova in un solo paniere. In fondo, anche le poche “dittature” sportive rimanenti in una singola disciplina (come ad esempio i Paesi Bassi nello speed skating o la Corea del Sud nel tiro con l’arco) saranno destinate a scomparire.

LE PUNTATE PRECEDENTI DI ‘MAURIZIO RACCONTA…’

Maurizio Contino

Foto: Livephotosport