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Ciclismo, la nuova veste di Filippo Ganna in salita: ora può puntare anche a corse a tappe di una settimana

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Filippo Ganna
Filippo Ganna (© LaPresse)

Filippo Ganna è il volto del ciclismo su strada italiano al maschile. Su questo ci sono pochi dubbi. Il Campione verbanese, numero uno in assoluto anche su pista, è al momento l’unico corridore italiano di assoluta elite, uno che sul suo terreno ha pochissimi rivali ed il cui nome può tranquillamente essere accostato a quello dei grandi protagonisti degli ultimi anni.

Il successo di Ganna è stato costruito indubbiamente grazie alla eccezionali doti da cronoman mostrate sin da giovanissimo, dai titoli nazionali vinti nelle categorie giovanili alle prime prestazioni da pro al Tour of California del 2017 che portarono il suo nome all’attenzione anche del grande pubblico.

Nel corso degli anni, tra affermazioni prestigiosissime ad ogni livello, Filippo Ganna è lentamente diventato un corridore più completo, in grado di svolgere meglio di chiunque altro compiti di gregariato, ma anche in grado di fornire saltuariamente prestazioni di grande qualità in salita.

L’ultima prova di questa crescita l’abbiamo avuta quattro giorni fa, nella quarta tappa del Vuelta a San Juan. Sull’arrivo in salita dell’Alto de Colorado, ascesa con pendenze dolci ma col traguardo ad oltre 2600 mt di altitudine, l’azzurro è stato battuto dal solo Miguel Angel Lopez, scalatore purissimo, arrivando secondo mettendosi alle spalle atleti del calibro di Sergio Higuita, Egan Bernal, persino il Campione del Mondo Remco Evenepoel.

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Ganna ha dunque mostrato come, volendo, potrebbe tranquillamente puntare a fare classifica in una delle tante brevi corse a tappe sparse nel calendario. Ovviamente bisogna andarci cauti con le previsioni ed analizzare a fondo quanto accaduto: la salita dell’Alto de Colorado è evidentemente cara all’azzurro, che fu secondo qui anche nel 2020, nonché sesto nel 2018. Inoltre anche lo scorso anno l’italiano mostrò grandi cose in salita ad inizio stagione, in particolare al Tour de la Provence.

Quello che c’è da trarre da questa straordinaria prova del 26enne non è dunque necessariamente un indizio verso una transizione tecnica che potrebbe aver poco senso a livello produttivo in termini di risultati e vittorie, ma come ennesima conferma di un talento cristallino che dovrà probabilmente fare da motore per l’intero movimento azzurro per diversi anni.

Foto: LaPresse