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Golf, Open d’Italia 2022: il percorso e le 18 buche del Marco Simone Golf & Country Club

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Rinnovato completamente nel 2021 per ospitare l’Open d’Italia e, nel 2023, la Ryder Cup, il Marco Simone Golf & Country Club è al centro dell’attenzione non solo in chiave italiana, ma anche sullo scenario globale. Un field estremamente competitivo andrà in scena sulle 18 buche (par 71) di cui andiamo ora alla scoperta.

BUCA 1 (par 4, 407 metri): si trova in mezzo al percorso, e presenta un leggero destra-sinistra prima di arrivare al green, dove una parte importante la fa il posizionamento della bandiera. Due le possibilità: giocare lungo verso il bunker di destra dal tee shot oppure sistemarsi verso quello di sinistra che si trova più indietro, ma con un secondo colpo un po’ più complicato verso il green.

BUCA 2 (par 4, 435 metri): i bunker sono la principale sfida di questa buca, visto il loro posizionamento: uno in mezzo al fairway, due a sinistra in una zona di tipico atterraggio del drive e un altro a 40 metri dal green, oltre a quello proprio davanti. Qualora il primo colpo vada bene, il secondo può essere un ferro lungo per cercare l’approccio alla bandiera.

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BUCA 3 (par 4, 414 metri): qui il dogleg è tutto a sinistra, dove in tanti cercheranno indubbiamente di tagliare sopra il rough di destra. Non dovrebbero essere troppo problematici i due bunker davanti al green, che però presenta le sue complicazioni in virtù delle varie pendenze che lo governano.

BUCA 4 (par 3, 172 metri): si cambia registro e il posizionamento della bandiera diventa fattore chiave, oltre a quelli atmosferici. Due le scelte: sfidare i bunker a destra oppure giocare un approccio più sicuro verso sinistra.

BUCA 5 (par 4, 344 metri): primo ostacolo d’acqua del percorso, piazzato a sinistra del fairway. La traiettoria ideale è quella verso destra, poi serve superare il bunker davanti al green. Attenzione alle pendenze che proprio sul green possono creare problemi a seconda di dov’è la bandiera.

BUCA 6 (par 4, 348 metri): questa è fondamentalmente una buca dritta, con ampio spazio per i birdie se non si vanno a centrare i due bunker piazzati di fronte e a destra del green. Fondamentale la lunghezza del primo colpo.

BUCA 7 (par 3, 203 metri): difficoltà più elevata rispetto alla 4, con il tee shot che è piazzato ad altezza superiore rispetto al green. Tutto cambia in base a dov’è la bandiera: se è corta, basta un ferro medio, se invece è più verso l’ultima parte del green, serve quello lungo per non trovarsi a dover superare un’insidiosa pendenza.

BUCA 8 (par 5, 480 metri): è il primo par 5 del percorso, con una struttura tutta da interpretare. A sinistra c’è l’acqua, il bunker è uno solo davanti al green tendendo a destra. Si può provare a superare l’acqua dopo il tee shot oppure si può girare intorno alla stessa; due approcci diversi, due livelli di rischio differenti.

BUCA 9 (par 5, 537 metri): si va di fianco al citato ostacolo d’acqua, ma dal tee shot ciò che va evitato è il bunker in mezzo al fairway, il secondo che appare dei sette qui dislocati. Per quasi tutti saranno necessari due colpi per arrivare al green, circondato dall’elemento sabbioso.

BUCA 10 (par 4, 414 metri): dogleg un po’ verso sinistra, con la possibilità di arrivare in modo relativamente facile al green con il secondo colpo. Ancora una volta la bandiera è importante, perché andando verso destra, bunker a parte, c’è una pendenza importante.

BUCA 11 (par 4, 301 metri): questa buca è corta, e in teoria darebbe lo spunto per birdie facili. Non è proprio così, nel senso che ci sono due grandi bunker sui due lati e, soprattutto, le pendenze sia fuori che dentro il green (piuttosto ampio) consigliano una certa prudenza. Ed attenzione proprio al green, che è sia veloce che insidioso.

BUCA 12 (par 5, 499 metri): bunker-trappola a volontà: dopo i primi quattro a inizio fairway, sono i tre posti davanti al green a rappresentare pericoli di varia natura. Il green è piuttosto piccolo e si può raggiungere con un secondo colpo che parte da sinistra, oppure si può giocare per arrivare ad approcciare con il terzo senza rischiare di finire in guai da bunker.

BUCA 13 (par 3, 137 metri): di fatto l’unica preoccupazione è il green, che ha tantissime pendenze. Meglio giocare al centro o a destra, perché a sinistra si rischiano un bunker oppure l’albero. Anche qui ci sono le potenzialità per numerosi birdie.

BUCA 14 (par 4, 465 metri): in questo caso il dogleg va verso destra, ed il problema di provare ad andare a sinistra per tagliare il percorso è rappresentato dai molti alberi che ci sono. Superare bene le difficoltà del drive qui risulta fondamentale: può valere un colpo in meno, visto che il green non è propriamente il più difficile che si possa trovare.

BUCA 15 (par 4, 438 metri): si parte con tee shot rialzato e poi si va in salita con andamento verso sinistra. La traiettoria meno consigliata è a destra perché c’è un bunker che può rovinare tutto. Non semplice raggiungere il green perché a destra ci sono tre bunker molto ben piazzati.

BUCA 16 (par 4, 322 metri): è una buca corta, ma con l’acqua a destra del green che sconsiglia approcci da quella parte. Si possono avere due interpretazioni: una che si ferma prima del piccolo corso d’acqua posto un po’ prima del green, l’altra che, invece, conta sul fatto di superare quel particolare ostacolo.

BUCA 17 (par 3, 188 metri): la difficoltà è più che altro quella legata alle complesse pendenze che si trovano sul green. E non va nemmeno dimenticato il bunker che si trova direttamente davanti allo stesso, oltre al fiume che si estende sul lato sinistro. Per usare una parafrasi musicale, qui è una questione di ferro.

BUCA 18 (par 5, 570 metri): la buca più lunga arriva alla fine, tanto per non lasciare nulla al caso. Bunker vari a destra e a sinistra, tendenzialmente si arriva al green con il terzo colpo, ma ci si può provare anche in due. Consigliato l’approccio da destra, ma le pendenze qui possono essere molto ingannevoli.

Foto: Federazione Italiana Golf